Caregiver e fase 2. Prendersi cura dei propri affetti rispettando le nuove regole.

di Cristina Di Loreto - Head of Training & Advisor di Mindwork

Il ruolo del caregiver è fatto di responsabilità e amore ma anche criticità e difficoltà logistiche.

Se questo ruolo anche in una situazione normale può essere difficile da gestire in questo momento caratterizzato da incertezze, paure e distanze lo può essere molto di più.

In questo breve testo ci occuperemo principalmente di chi si occupa di una persona anziana.

Un focus sui nostri anziani

L’attuale emergenza SARS-COV-2 ha portato alla luce molte tematiche importanti: l’attivazione di sostegni finanziari, la preoccupazione per la sostenibilità del sistema sanitario, la gestione dello smartworking ma abbiamo sentito parlare molto poco di come stanno i nostri anziani e i nostri bambini. Se non con un atteggiamento a tratti cinico “muoiono solo le persone anziane” poco si è detto di come stanno affrontando tutto questo dal punto di vista emotivo. Altrettanto poco si è parlato di come stiano le persone che si stanno occupando di loro.

Oltre ad essere la fascia di popolazione maggiormente a rischio, i nostri anziani sono anche la fascia di popolazione meno tecnologica e il distanziamento che viene suggerito per proteggerli “fisicamente” rischia seriamente di diventare un distanziamento emotivo. In aggiunta alle possibili paure e alla difficoltà di questa disidratazione relazionale aggiungiamo che spesso passano molto tempo davanti alla televisione l’amplificazione di paure e solitudine risulta quasi inevitabile.

Le difficoltà logistiche

Nonostante la fase 2 preveda ulteriori allargamenti alle visite agli anziani, ricordiamo che in questo momento esistono difficoltà logistiche davvero serie. Abbiamo nuclei familiari in cui il caregiver principale non è fisicamente presente, badanti che per paura del contagio lasciano il loro ruolo o badanti che contraggono il virus e non possono proseguire il loro lavoro di assistenza.

Ci sono poi situazioni che proseguono ma in cui la paura di sapere il proprio caro assistito da un persona che assiste anche altri non permette di affrontare il momento con serenità. A questo aggiungiamo che spesso parenti anche molto stretti vivono in regioni distanti e il supporto sociale che sappiamo essere estremamente protettivo viene a mancare.

I rischi per il caregiver

Sia che il caregiver sia presente e fisicamente convivente con l’anziano sia che sia distante, il contesto attuale espone questa figura a un carico di responsabilità altissimo. La distanza può essere percepita come un momentaneo sollievo e questo può produrre senso di colpa o rabbia. L’estrema vicinanza può produrre invece un sovraccarico emotivo che nelle versioni più severe può arrivare al burnout o alla compassion fatigue.

Molte persone avranno sentito parlare della sindrome da burnout ovvero dell’esaurimento emotivo, fisico e relazionale che può derivare dall’eccessivo carico di stress lavorativo o di chi si prende cura di qualcuno. Forse meno conosciuta è la compassion fatigue. Chi si prende cura di una persona malata può provare un profondo senso di sofferenza, spesso questo rappresenta l’altro lato della medaglia dell’amore e dell’affetto ma in alcuni casi il senso di sopraffazione dato da questo profondo sentire può portare a un crollo psico-fisico. Sintomi quali perdita di speranza, pessimismo, disinteresse o crisi di pianto o esplosioni di rabbia eccessive dovrebbero destare sospetto.

4  strategie per affrontare il momento

1. Ridimensiona il concetto di equilibrio

Lo scrittore italiano Fabrizio Carmagna afferma:

“Chi cammina sopra un muretto lo sa che l’equilibrio non è mai raggiunto una volta per tutte, ma va ritrovato dopo ogni passo. L’equilibrio taglia l’aria, sfida il vento. L’equilibrio è un lavoro.” 

Una prima strategia per affrontare questo momento di difficoltà operative, emotive e di bilanciamenti è proprio ridimensionare il proprio concetto di equilibrio.

Molte persone vorrebbero dopo 2 mesi aver già trovato il proprio equilibrio, il proprio equilibrio tra smartworking e homeschooling, il proprio equilibrio tra frustrazione e piacere il proprio equilibrio tra il pensiero di cosa stia succedendo nel mondo e la propria pace interiore.

Questo non è possibile.

Provate a stare in piedi con un piede sollevato per trovare l’equilibrio perfetto e vedrete che sarete sempre in movimento cercando con i piccoli assestamenti del corpo di trovare il modo di non cadere. L’equilibrio non è qualcosa che si crea, è piuttosto un processo che dobbiamo cercare di mantenere e migliorare.

2. Concediti le emozioni, anche le più contraddittorie

Come detto in precedenza che si sia distanti o vicini H24 le sensazioni del caregiver in questo momento possono essere diverse. Si può ad esempio provare rabbia, sia per le varie difficoltà della situazione sia per l’impossibilità di portare avanti i propri spazi personali e svaghi. Se sei un caragiver potresti esserti sentito sollevato da alcuni compiti che magari non puoi più svolgere oppure potresti sentirti in colpa per avere la necessità di un senso di sollievo che non c’è.

Imparare a concedersi le emozioni per come arrivano, anche le più difficili da sentire è il primo passo per evitare un sovraccarico emotivo. Inoltre potrebbe portare alla consapevolezza che ci sia già un disagio da tenere sotto osservazione. In questo caso contatta un esperto.

3. Evita di isolarti e di isolare l’anziano di cui ti occupi

Sebbene ci siano persone che non sono affini alla tecnologia, molti supporti ci possono venire in aiuto per evitare di restare isolati. La protezione speciale che ci è richiesta per evitare il contagio, non deve diventare un isolamento emotivo.

Quindi cerca di agevolare per il tuo anziano il contatto con amici e parenti, se le videochiamate non sono percorribili ricorda che la modalità call conference ti permette di effettuare chiamate a più numeri che si possono unire e in questo modo anche senza vederli puoi salutare più familiari contemporaneamente.

Il supporto sociale è importante anche per te se in questo momento senti di aver bisogno di più ascolto confidati con un amico o un’amica e chiedi di poterlo chiamare più spesso o fai lo stesso con una persona di famiglia, anche un professionista può fare parte del supporto sociale, evita di isolarti.

4. Ritaglia piccoli momenti di piacere

Un antidoto all’esaurimento e alla frustrazione è sicuramente dato da una buona dose di piacere quotidiano. Ritaglia piccoli momenti per te, cerca di farli rispettare; non esiste aiuto se non c’è amore per sé stessi. Mai come ora, che molte forme di piacere ci sono proibite è necessario armarsi di creatività e motivazione per nutrirsi e amarsi.

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Per concludere

Il prendersi cura può essere gravoso anche in tempi “normali”, dunque nel contesto attuale suggeriamo di aumentare quelle precauzioni e attenzioni che possono essere protettive per la salute del caregiver.

Partire dal poco può fare molto e questi 4 suggerimenti possono già essere un buon orientamento per non perdersi in questo delicato compito. Inizia con l’essere più indulgente con te stesso, può essere che ancora non ti sia adattato alla difficile situazione che stiamo attraversando, se fosse così continua a lavorare per cercare l’equilibrio. Dedica uno spazio giornaliero per entrare in contatto con le tue emozioni e sensazioni, può darsi che siano negative o inattese ma ci sono e vederle è il primo passo per poterle gestire. Evita di isolarti e di isolare l’anziano di cui ti occupi, dobbiamo stare lontani ma l’affetto ci può raggiungere ovunque. Infine ricorda che per lavorare sull’equilibrio devi inserire dei contrappesi, ritaglia piccoli momenti di piacere, piccoli spazi con te stesso dai quali ripartire ogni volta.

Bibliografia

AgingCare

Fondazione Quattro Pani

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