Mindfulness. Una pratica per raggiungere il benessere, nella vita come nel lavoro.

La mindfulness è una pratica derivata dalla meditazione di consapevolezza della tradizione buddhista classica, e “riadattata” per poter essere applicata nella vita quotidiana. Esistono diverse definizioni di mindfulness. Uno dei suoi pionieri, Jon Kabat-Zinn, la definisce come la qualità che emerge quando prestiamo attenzione all’esperienza della nostra vita, momento per momento, in un modo particolare ovvero:

a) Con intenzione.

b) Nel momento presente.

c) In modo non giudicante.

L’obiettivo della mindfulness non è il rilassamento, né l’accettazione acritica o passiva degli eventi della vita, né ancora l’indifferenza agli eventi spiacevoli. Il suo scopo è quello di aiutare le persone a modificare la loro relazione con il disagio, con le difficoltà e con lo stress che tutti, in un modo o nell’altro e in misura diversa, sperimentano.

Per permettere una più facile applicazione all’interno dei contesti istituzionali (inizialmente gli ospedali, e successivamente molti altri), Jon Kabat-Zinn sviluppò un protocollo in 8 sessioni settimanali denominato Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR), con l’obiettivo, come dice il nome, di aiutare le persone a ridurre i loro livelli di stress. Questo protocollo trasmette le basi della mindfulness in modo da permettere ai partecipanti, al termine del percorso, di praticarla in autonomia. In seguito vennero sviluppati diversi altri protocolli basati sulla mindfulness, tra cui citiamo il Mindfulness Based Cognitive Therapy (MBCT) che vanta insieme a quello originario la più ampia diffusione e la maggior quantità di ricerche scientifiche a supporto della propria efficacia.

Mindfulness nei luoghi di lavoro

Secondo l’indagine WorkForce View in Europe 2018 condotta da ADP su 10000 lavoratori nel nostro paese, l’Italia è tra i paesi in Europa con la più alta percentuale di persone che si dichiara stressata dal proprio lavoro. Sono ormai numerosi gli studi che ci dicono che lo stress ha un costo elevatissimo sia sulla salute che sull’economia. Già nel 2002, la Commissione Europea ha calcolato che il costo annuo dello stress lavoro-correlato in Europa ammonta a circa 20 miliardi di euro. Un progetto di ricerca successivo nel 2013 ha stimato costi ancora superiori prendendo solo in considerazione la depressione da attività lavorativa, arrivando a ipotizzare una perdita complessiva di 617 miliardi di euro, suddivisi tra costi legati all’assenteismo o al presentismo, alla perdita di produttività, all’assistenza sanitaria e infine alle prestazioni previdenziali.

Una ricerca di Netterstrom e collaboratori del 2013 ha coinvolto quasi 200 dipendenti in congedo per malattia e ha permesso a un terzo di essi di partecipare a un corso di mindfulness di 8 settimane in aggiunta a 8 sedute di counseling focalizzate sull’ambiente lavorativo. Il 67% di questo gruppo è riuscito a rientrare al lavoro al termine del percorso, rispetto ai dipendenti che erano rimasti in lista d’attesa e a quelli che avevano partecipato alle sole sedute psicologiche di cui solo rispettivamente il 24% e il 36% era rientrato.

Un altro esempio è uno studio di Shonin e collaboratori del 2014 condotto su manager di livello medio che hanno preso parte a un protocollo MBSR. Si è mostrato un effetto significativo e duraturo non solo sul distress psicologico e lo stress lavoro-correlato, ma anche sulla soddisfazione lavorativa e la performance valutata dal datore di lavoro.

I benefici della mindfulness nei contesti lavorativi

Uno studio coordinato da Kim Aikens su lavoratori a cui è stato offerto un breve training di mindfulness online ha rilevato non solo una riduzione nello stress percepito ma anche un aumento alle scale di resilienza, di mindfulness e di vigore lavorativo (quest’ultimo inteso come percezione di avere energia fisica ed emozionale da investire nel lavoro e vivacità cognitiva) rispetto al gruppo di controllo. Questi risultati venivano mantenuti o andavano incontro ad un ulteriore aumento 6 mesi dopo la conclusione del training. Gli autori dello studio hanno evidenziato inoltre una riduzione del burnout riferito dal lavoratore. Hanno quindi stimato che ci fosse un aumento potenziale della produttività del 20% che si tradurrebbe in un risparmio di più di 22.000 dollari per dipendente all’anno grazie alla riduzione dell’assenteismo e presenzialismo e alla minore incidenza di burnout.

Non sorprende quindi che da alcuni anni, sempre più aziende si stiano organizzando per offrire ai propri dipendenti la possibilità di partecipare a corsi di mindfulness. Il tentativo è quello di ridurre i fattori che causano cali di produttività ma anche di promuovere il benessere lavorativo nel lungo termine, generando engagement. La mindfulness infatti non ha benefici solo in termini di riduzione dello stress ma ha anche grandi potenzialità dal punto di vista della crescita della personalità e dei cosiddetti soft skill dei lavoratori.

Ecco alcuni degli aspetti e delle capacità che possono essere coltivati praticando la mindfulness:

Concentrazione

Anche se questo non è l’obiettivo primario, la pratica della mindfulness ci allena a portare l’attenzione al momento presente, continuamente, con intenzione, senza giudicare le distrazioni ma notandole e riportando con gentilezza la consapevolezza sull’oggetto primario che abbiamo scelto. Per questo, un “effetto collaterale” della pratica è spesso quello di migliorare le capacità di concentrazione, aumentando anche la nostra consapevolezza di essere distratti.

Adattabilità e flessibilità

La mindfulness ci aiuta a migliorare la nostra capacità di essere stabili e aperti davanti a qualunque cosa si presenti nella nostra vita, nel nostro presente. Essere in grado di adattarsi velocemente a nuove situazioni o rispondere a nuovi task è un’abilità fondamentale, soprattutto in ambito lavorativo. La flessibilità e la capacità di essere curiosi, flessibili, disposti a vedere le cose da molteplici prospettive è anche una delle caratteristiche dei leader di successo.

Creatività e problem-solving

Diminuire le distrazioni e lasciare spazio perché nella mente possa emergere qualcosa spontaneamente. Essere maggiormente sensibili ai segnali di esaurimento e imparare a prendere delle pause per ricaricarsi. Così la pratica della mindfulness può favorire la creatività e il problem solving, altre doti importanti in molte posizioni lavorative, specialmente quelle che richiedono versatilità. La possibilità di prendere un po’ le distanze dai pensieri e dalle emozioni ci permette di cambiare più facilmente la prospettiva da cui guardiamo alle cose, un processo chiave per trovare soluzioni innovative.

Regolazione emotiva

Quando ci troviamo in situazioni percepite come minacciose o stressanti, ad esempio un conflitto con i colleghi, una situazione lavorativa imprevista, una presentazione o una riunione che ci preoccupano particolarmente, il nostro corpo e la nostra mente modificano il loro funzionamento in modo da poter fronteggiare velocemente i potenziali pericoli. Questo implica anche, ad esempio, che i nostri processi di pensiero e di problem solving diventino più rudimentali e orientati a trovare dei “quick fix”, soluzioni che funzionano nel breve termine per sentirsi meglio, piuttosto che soluzioni efficaci nel lungo termine. Attivandoci in questo modo, le emozioni a volte diventano molto intense. In tutti questi casi, viene meno la nostra capacità di concentrarci, di rispondere alle “crisi” o alle emergenze in maniera organizzata, di prendere decisioni lungimiranti, che magari possono essere di beneficio ai nostri progetti lavorativi e alla carriera. La mindfulness (specialmente il protocollo MBSR) ci aiuta a trovare modi più “sani” e più saggi di rispondere alle situazioni potenzialmente stressanti, aiutandoci a rimanere lucidi e coltivando la nostra stabilità interiore davanti alle turbolenze esterne.

Empatia

L’empatia consiste nella comprensione degli stati mentali dell’altro e nella possibilità di risuonare emotivamente con essi. L’empatia viene considerato uno degli aspetti chiave della leadership, perché ci permette di comprendere il fattore umano. Questo porta a strategie più efficaci nel lavoro in team, a previsioni più accurate rispetto alle conseguenze di un’azione sul mercato o in azienda. Le persone più empatiche sono in grado di comunicare in maniera più chiara ed efficace con i colleghi, riducendo i conflitti. Riescono inoltre a negoziare meglio, grazie alla loro capacità di mettersi nei panni dell’altro e di cogliere prontamente le reazioni di chi gli sta di fronte. I leader empatici migliorano l’engagement dei lavoratori verso l’azienda, stimolando la resilienza dei team anche davanti a situazioni complesse.

Diversi studi hanno suggerito un collegamento tra la pratica della mindfulness e l’empatia, anche se non tutte le ricerche sono concordi su questo aspetto. La mindfulness ci aiuta a essere più consapevoli dei nostri pensieri e dei nostri stati emotivi,  vedendoli come eventi mentali e corporei e non come verità assolute. Il nostro modo di sentirci davanti a una situazione può essere diverso da quello di qualcun altro, ma può anche cambiare a seconda delle situazioni. Questo processo di “decentramento” da ciò che accade nella nostra mente e nel nostro corpo potrebbe aiutarci ad essere maggiormente aperti non solo alla nostra esperienza interna, ma anche a quella di chi ci circonda.

Potrebbe interessarti anche Mindfulness. Come evitare che lo stress di un leader diventi lo stress di un’intera organizzazione.

Conclusioni

Ci sono state anche molte controversie e mistificazioni rispetto alla pratica della mindfulness nei contesti lavorativi. Dal timore che diventi un mero strumento per aumentare la produttività e per “sfruttare” il lavoratore all’idea che sia in realtà un modo di rendere le persone passive o ancora che porti le persone a “rilassarsi” troppo e lavorare meno. Una di queste, forse più sottile, è l’idea che la mindfulness sia uno strumento di correzione dei “punti deboli”, derivata da quel mindset che implicita che ci sia qualcosa in noi che non va e che vada cambiato in senso migliorativo. Ciò che la mindfulness invece può portare nei contesti lavorativi è un nuovo modo di relazionarci con le situazioni e con le persone, maggiormente orientata al benessere e al commitment.

Bibliografia

Aikens, K. A., Astin, J., Pelletier, K. R., Levanovich, K., Baase, C. M., Park, Y. Y., & Bodnar, C. M. (2014). Mindfulness goes to work: Impact of an online workplace intervention. Journal of Occupational and Environmental Medicine, 56(7), 721-731.

Birnie, K., Speca, M., & Carlson, L. E. (2010). Exploring self-compassion and empathy in the context of mindfulness-based stress reduction (MBSR). Stress and Health, 26, 359–371. doi:10.1002/smi.1305

De Waal, F. B. (2008). Putting the altruism back into altruism: The evolution of empathy. Annual Review of Psychology, 59, 279–300. doi:10.1146/annurev.psych.59.103006.09362

Glomb, T.M., Duffy, M.K., Bono, J.E. and Yang, T. (2011), “Mindfulness at Work“, Joshi, A., Liao, H. and Martocchio, J.J. (Ed.) Research in Personnel and Human Resources Management (Research in Personnel and Human Resources Management, Vol. 30), Emerald Group Publishing Limited, Bingley, pp. 115-157.

Netterstrøm, B., Friebel, L., & Ladegaard, Y. (2013). Effects of a multidisciplinary stress treatment programme on patient return to work rate and symptom reduction: results from a randomised, wait-list controlled trial. Psychotherapy and psychosomatics, 82(3), 177-186.

Poggi M. (2018), Mindfulrevolution. La via della mindfulness in azienda. Este Editore.

Penman D. (2016), L’arte della mindfulness. Come liberarsi dalle abitudini mentali e sviluppare talento e creatività. Mondadori.

ADP

Empathy Is An Essential Leadership Skill — And There’s Nothing Soft About ItForbes

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Nome *
Email *