Cambiare l’organizzazione è spesso necessario affinché un’azienda rimanga competitiva. Il mancato cambiamento può influenzare la capacità di una società di sopravvivere.
Il cambiamento organizzativo può assumere diverse forme a seconda di come si evolve. Può riguardare la strategia, le politiche, le procedure, la tecnologia o la cultura dell’azienda. Il cambiamento può essere radicale e alterare rapidamente il modo in cui opera un’organizzazione, oppure può essere parziale e lento. In ogni caso, indipendentemente dal tipo, il cambiamento implica l’abbandono dei vecchi metodi di lavoro e l’adattamento a nuovi. Pertanto è un processo che coinvolge le persone e necessita sicuramente di una gestione efficace delle stesse.
Infatti, la resistenza al cambiamento può ritardare o rallentare il processo, ostacolare la sua implementazione e aumentarne il costo.
La resistenza al cambiamento è qualcosa che caratterizza l’essere umano: non si vuole perdere quello che si ha, si ha paura del fallimento, non si conosce il nuovo. Tutto questo provoca incertezza, che genera ansia e spinge la persona a rimanere nella sua zona di confort.
Per avere successo, qualsiasi tentativo di cambiamento dovrà superare la resistenza da parte dei dipendenti. Quando le persone reagiscono negativamente al cambiamento organizzativo, provano emozioni negative, usufruiscono di maggiori giorni di malattia e hanno maggiori probabilità di lasciare volontariamente l’azienda. Questi effetti negativi possono essere presenti anche quando la modifica proposta offre chiaramente vantaggi rispetto allo status quo.
Una persona può opporre resistenza al cambiamento aziendale e organizzativo per diversi motivi motivi:
Un dipendente può mostrare resistenza al cambiamento con comportamenti di diverso tipo:
La resistenza al cambiamento può essere un prezioso strumento di feedback che non dovrebbe essere ignorato dal management. E’ importante, davanti al fenomeno, farsi queste tre domande:
Ascoltando le persone e i loro suggerimenti potrebbe essere possibile fare un cambiamento più efficace. Alcuni dei dipendenti con un forte senso di appartenenza all’azienda possono essere gli oppositori più accesi al cambiamento ma solo per paura che l’azienda stessa possa subire realmente un danno. Pertanto davanti a tali atteggiamenti poniamoci sempre in modalità di ascolto e comprensione prima di esprimere giudizi.
Innanzitutto, le persone devono comprendere le ragioni dell’iniziativa di cambiamento. E questo dovrebbe essere fatto prima di intraprendere qualsiasi passo verso il cambiamento.
Quando si crea un team di gestione del cambiamento, è importante raccogliere input da tutti i livelli dell’organizzazione. Avere persone coinvolte nel processo le aiuta a gestire il cambiamento in modo positivo.
I leader devono saper fornire supporto quando le persone sono resistenti a causa della paura e dell’ansia. E’ ottimale organizzare gruppi di discussione guidati per aiutare le persone a parlare delle loro preoccupazioni. Può essere utile farsi supportare anche da psicologi.
E’ strategico farsi aiutare da “agenti di cambiamento informali”, ossia collaboratori che accettano il cambiamento e possono “promuoverlo” ai colleghi stessi.
Il cambiamento è difficile, in tutti gli ambiti, sia nella sfera lavorativa che in quella privata.
Seguendo alcune semplici strategie è possibile però rassicurare i propri collaboratori che l’impegno dell’azienda è quello di assicurare il loro benessere ed il loro successo.
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AA. VV. e F. Maimone, Change management: Gestire il cambiamento organizzativo con un approccio “human centered”. Franco Angeli
G. Montefusco, Change Management: Le regole per il governo del cambiamento. Egea