Profezia che si autoavvera al lavoro. L’idea che abbiamo dell’altro influenza il suo e il nostro comportamento.

M. decide che P. dovrà seguire un piccolo progetto. M. è dubbiosa e preoccupata perché pensa che P. non sia in grado di portare a termine il progetto, ma è l’unica sua soluzione perché lei è oberata di lavoro. Nella consegna del progetto M. chiarisce a P. che lei non può seguirlo e che solo lui sarà il responsabile di ciò che accadrà, nella conversazione M. è chiaramente ansiosa e nervosa e trasmette a P. tanta ansia ma lui accoglie la delega (non potrebbe fare altrimenti!). Ogni settimana M. incontra P. per gli aggiornamenti e lei gli fa tante domande pressanti: “perché hai fatto in questo modo?” “Non hai ancora chiamato il fornitore?” “Perché non hai ancora fatto questo?” Questo accade perché M. si concentra sui segnali che le confermano che P. non sta svolgendo bene i suoi compiti e si convince in questo modo che aveva ragione (profezia che si autoavvera).

Dopo qualche giorno P. è stressato, pensa che le sue decisioni non siano corrette e che stia sbagliando le tempistiche delle sue mosse visto l’atteggiamento preoccupato di M., pertanto subentra anche in lui una profezia che si auto realizza, pensa che M. non creda in lui e che in fondo ha ragione perché non sta riuscendo a chiudere il progetto e le chiede aiuto per concluderlo.

M. ormai, è straconvinta delle poche potenzialità di P. e pure P. è convinto di ciò, lasciando in questo modo morire qualsiasi possibilità di cambiamento e potenziamento delle sue performance.

Profezia che si autoavvera: le origini degli studi

Negli anni sessanta il ricercatore americano Robert Rosenthal ideò un esperimento nell’ambito della psicologia sociale, sottoponendo un gruppo di alunni di una scuola elementare californiana a un test di intelligenza. Successivamente selezionò, in modo casuale e senza rispettare l’esito dei test, un numero ristretto di bambini e informò gli insegnanti che si trattava di alunni molto intelligenti.

Rosenthal, dopo alcuni mesi tornò nella scuola e si rese conto che i bambini selezionati, seppur scelti casualmente, avevano confermato in pieno le sue previsioni, migliorando notevolmente il proprio rendimento scolastico fino a divenire i migliori della classe.

Questo risultato si avverò grazie all’influenza positiva degli insegnanti che dedicarono loro più tempo, si interessarono maggiormente alle loro capacità cognitive, valorizzando le loro qualità positive e incentivando i miglioramenti.

I bambini coinvolti nell’esperimento, infatti, iniziarono a convincersi davvero di essere più intelligenti rispetto alla media e portati per determinate materie, pertanto studiavano molto e si impegnavano a fondo, ottenendo ottimi risultati.

Tutti questi comportamenti e risultati positivi, non fecero altro che rafforzare ancora di più la convinzione degli insegnanti a cui era stato detto di avere a che fare con bambini dotati di un’intelligenza superiore alla media (mentre invece si trattava di bambini normalissimi).

Questo approccio e questo credere nelle loro potenzialità aveva elevato moltissimo la loro fiducia, motivandoli ad esprimersi e a rendere sempre  il massimo delle loro capacità. Ecco che la profezia si avvera!

Questo esperimento funziona non solo nel rapporto insegnante allievi, ma anche in ambito sportivo, aziendale e familiare.

La profezia che si autoavvera in azienda

Spostiamo la medesima situazione in un contesto aziendale: cosa accadrebbe in una tipica relazione tra il manager e il collaboratore? Quando si ricopre il ruolo di gestione di una o più persone, ci si relaziona con un sistema di aspettative proprie e altrui che influiscono sulle performance dei singoli. Un manager che crede nei propri collaboratori si aspetta che siano in grado di gestire compiti sfidanti e portare avanti un progetto con competenza. In caso di errori, li aiuterà a comprenderli e superarli, consapevole che ognuno ha delle aree da sviluppare e potenziare. Il collaboratore è così portato a rispondere a tali aspettative sfidanti, cercando il più possibile di non deluderle e stimolando al massimo le proprie capacità.

Quante volte abbiamo sentito frasi del genere:

“Non è la persona giusta.”

“Impossibile, non può assumersi quel livello di responsabilità.”

“Assolutamente non ha la personalità giusta per guidare una squadra.”

Queste affermazioni di solito sono l’inizio di una profezia che si autoavvera.

Una profezia che si autoavvera parte dalle opinioni che le persone creano. Se credi che le persone nella tua squadra siano inutili e incapaci, cominci a trattarle in quel modo. Alla fine, falliscono ed ecco che ti convinci della tua idea iniziale. La frase tipica “te l’avevo detto” sancisce la profezia che si è appena avverata: “avevo ragione non erano abbastanza bravi per fare il lavoro.”

Ma siamo sicuri che davvero non sono bravi?

Una profezia che si autoavvera accade perché ciò in cui credi ti fa comportare in un determinato modo e le conseguenze delle tue azioni rispecchiano quello che ti aspetti.

Il circolo della profezia che si autoavvera si instaura fin troppo spesso in modo negativo negli ambienti di lavoro. Ma possiamo sfruttare la profezia che si autoavvera in modo positivo. Per esempio quando il manager sa trarre il meglio dai suoi collaboratori, proprio perché da loro si aspetta il meglio.

5 consigli per sfruttare al meglio la profezia che si autoavvera

  1. Aspettati sempre il meglio dai tuoi collaboratori. Questo tuo atteggiamento trasmetterà in loro fiducia e desiderio di eccellere.
  2. Crea elevate aspettative di perfomance. Ovviamente allo stesso tempo non devi porre obiettivi irraggiungibili. Cerca di alzare l’asticella per incrementare le potenzialità e dare fiducia ai tuoi collaboratori. Stare arenati nei propri compiti e nelle proprie capacità può demotivare e far pensare che la crescita non sia contemplata in se stessi.
  3. Gratifica i tuoi collaboratori. Fa sempre piacere e motiva le persone ricevere riconoscimenti e feedback positivi. Se riuscirai a far sentire preziosi i tuoi collaboratori sapranno ricambiare la tua attenzione e il tuo interesse e non vorranno deluderti.
  4. Sentiti responsabile della performance del tuo team. Il “cattivo” manager davanti a un fallimento del proprio team affermerà sempre che la responsabilità non è sua, bensì dei suoi collaboratori mediocri dai quali non ci si può aspettare nulla. Un vero manager, invece, sa assumersi le proprie responsabilità poichè sa benissimo che la perfomance dei suoi collaboratori è determinata dalle sue aspettative nei loro confronti e dal modo in cui li gestisce.
  5. La profezia che si auto realizza non va sottovalutata. Se non ti senti in grado di avere delle aspettative positive nei confronti dei tuoi collaboratori, valuta l’eventualità di un supporto specialistico o di una tua specifica formazione in proposito. Se sei efficace nel supportare i  tuoi collaboratori non soltanto li renderai più performanti, ma questo accrescerà la tua professionalità e la tua stessa autostima.

Potrebbe interessarti anche Smart working. Dalla cultura del controllo a quella della fiducia.

Per concludere

È  possibile che nella storia iniziale P. non fosse effettivamente all’altezza del compito; M. potrebbe aver avuto ragione.

Ma come puoi saperlo con certezza?

L’unico modo per saperlo è offrire supporto e credere nelle persone intorno a te.

Non preferiresti dire forse “te l’avevo detto” quando qualcuno ha avuto successo piuttosto che per qualcuno che invece ha fallito?

Inizia subito a dare fiducia a qualcuno, fai esplodere le sue potenzialità e lasciati sorprendere dai risultati!

Bibliografia

Lo Presti, D. La profezia che si autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà. Dario Flaccovio Editore.

Rosenthal R., Jacobson L. Pigmalione in classe. FrancoAngeli editore.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Nome *
Email *