Le problematiche legate alla salute maschile sono state a lungo sottovalutate e poco considerate. Questa trascuratezza è anche dovuta a pregiudizi culturali dell’essere “macho” e a cliché sul ruolo della donna come unica depositaria e custode della salute di tutti i membri della famiglia.

Tuttavia, da qualche anno, insieme a una sempre maggiore attenzione verso il superamento di obsoleti stereotipi di genere, è cresciuto il livello di interesse verso la prevenzione delle malattie nella popolazione di sesso maschile.

Novembre è diventato il mese dedicato alla sensibilizzazione sulla salute maschile.
Varie iniziative sono state organizzate, soprattutto negli ultimi dieci anni, per motivare le persone di sesso maschile, a prescindere dal genere, ad avere un ruolo proattivo nella prevenzione della malattia e promozione della salute psicofisica.

Uomini…in movimento: la spinta alla sensibilizzazione sulla salute maschile

Una grossa spinta a questo processo di sensibilizzazione è stata data da un gruppo di amici australiani che, per sfida e divertimento, hanno iniziato a farsi crescere i baffi e a chiedere, attraverso i social media, ad altri uomini di fare lo stesso.
La risposta di adesione ha superato decisamente le migliori previsioni e i promotori hanno quindi cavalcato l’onda per dare il via ad una raccolta fondi a favore della ricerca e di campagne di sensibilizzazione sulle patologie uro-oncologiche e sulla depressione nella popolazione maschile.
Da allora, soprattutto in Australia e Gran Bretagna, per molti November è diventato Movember, dall’inglese “moustache”, baffi.
Il messaggio del movimento è “ci sono padri, compagni, fratelli e amici che fronteggiano una crisi di salute di cui nessuno parla. Gli uomini muoiono prematuramente. Non possiamo permetterci di rimanere in silenzio.”

A livello globale, Movember ha sostenuto più di mille progetti a favore della salute maschile, con una particolare attenzione a patologie uro-oncologiche (tumore della prostata e del testicolo), depressione e rischio di suicidio. 

Movember è sbarcato una decina di anni fa anche in Italia, dove  non sono mancate le iniziative per parlare della salute maschile, grazie all’impegno di società scientifiche, organizzazioni come LILT e associazioni di pazienti come Europa Uomo.
Seguendo questa scia, è aumentata la voglia di cercare di comprendere meglio le credenze, gli atteggiamenti e i comportamenti degli uomini nei confronti della propria salute.

Qual è in generale l’atteggiamento degli uomini rispetto al proprio corpo?

Citando una frase del libro di Daniel PennacStoria di un corpo”, potremmo dire che gli uomini non sanno di avere un corpo.
Nel libro, un ragazzino di 12 anni, fino a quel momento terrorizzato anche solo dall’idea di guardarsi allo specchio, decide che il suo corpo è un oggetto di interesse e, in quanto tale merita di essere considerato e analizzato. Comincia così a tenere un diario di ciò che accade al suo corpo: annota come la paura del vuoto gli  fa strizzare le palle”, la rabbia lo soffochi, la vergogna lo rattrappisca. Attraverso il raccontare le sue esperienze corporee, impara a conoscersi e a prendere confidenza con il suo corpo; cosa che molto raramente le persone fanno, men che meno gli uomini che vengono “educati” (o mal educati) a occuparsi di “cose importanti”: essere produttivi, performanti, di successo. Spesso, anche a scapito dell’attenzione verso la salute fisica e mentale.

Molti uomini si accorgono di avere un corpo quando incontrano la malattia, quando il corpo tradisce e diventa un “mostro subdolo” per citare le parole che aprono il libro di Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano.
Per le donne, spesso ma non sempre, è diverso; non fosse altro per il dover “fare i conti” con il ciclo mestruale. Quello che manca, in realtà a prescindere dal genere, è un’attenzione verso il corpo e i cambiamenti che attraversa, in tutte le fasi dell’età evolutiva.

Perché gli uomini non vanno dal medico?

In maniera provocatoria, potremmo quindi dire che gli uomini non vanno dal medico perché non sanno di avere un corpo.
Ad un’analisi più attenta si scopre che ci sono anche aspetti di tipo socio-culturali e psicologici da prendere in considerazione.

In primo luogo, tradizionalmente sono le donne a occuparsi delle questioni che riguardano la salute del nucleo familiare.
In molti anni di lavoro in un ambulatorio dedicato agli uomini con patologie uro-oncologiche sono stata spesso testimone del ruolo di depositaria della salute della famiglia di cui sono investite – e si investono – le donne.Le ricerche mostrano che sono le donne che più spesso si interfacciano con i medici. Quando figli, mariti, padri, compagni si ammalano madri, sorelle, figlie, compagne si attivano. Negli ultimi anni, lo scenario ha subito dei mutamenti, forse anche grazie a personaggi pubblici o del mondo dello sport che hanno scelto di raccontare le loro esperienze di salute e malattia.

Entrando nel merito di alcuni meccanismi psicologici che regolano i comportamenti legati alla salute, la letteratura mostra che le donne sono più coerenti rispetto alle loro convinzioni sulla salute; gli uomini sono informati e consapevoli dei rischi di alcuni comportamenti per la salute ma sono comunque più propensi a non impegnarsi in stili di vita salutari e ad eccedere nel consumo di alcol e sostanze o in altri comportamenti a rischio. Una ricerca mostra, per esempio, che il 70% degli uomini ha paura di poter avere un tumore, ma tra il 50% e il 70% (a seconda della specifica patologia) non si è mai sottoposto a una visita per la prevenzione o diagnosi precoce di malattia oncologica.

Inoltre, uomini e donne sono diversi nella percezione della propria vulnerabilità alle malattie e nella percezione del rischio. Gli uomini sembrano essere più soggetti al bias dell’ottimismo, quell’errore sistematico che porta le persone a dire “tanto non succederà a me”.

Qual è l’atteggiamento maschile verso la salute mentale?

I dati sulla salute mentale nella popolazione maschile non sono incoraggianti.
Innanzitutto, gli uomini sembrano rispondere a stress e disagio psicologico con comportamenti a rischio per la salute. Alcune ricerche mostrano un sorprendente divario: il 54% degli uomini e il 32% delle donne a livello globale hanno riferito di essere forti bevitori, e il 34% degli uomini e il 6% delle donne hanno riferito di fumare tabacco ogni giorno. Inoltre, la mortalità attribuibile alla violenza e agli incidenti stradali è più alta negli uomini che nelle donne. In Europa, circa tre quarti di tutti i decessi stradali sono di uomini di età inferiore ai 25 anni.
In Italia, secondo dati riportati dall’Istituto Superiore di Sanità, quasi l’80% dei morti per suicidio sono uomini, con un rapporto di genere (uomini/donne) che è andato aumentando nel tempo (da 2,1 nel 1980 a 3,6 nel 2016). I tassi di mortalità per suicidio sono più elevati tra gli anziani; nei giovani il suicidio è una delle prime cause di morte con una grande differenza nei livelli di mortalità tra ragazzi e ragazze.

Come indicato anche dall’OMS, la malattia psichiatrica non è l’unico fattore di rischio ed entrano in gioco anche altre variabili che riguardano il contesto sociale, economico e relazionale della persona.
Uomini e adolescenti maschi che adottano stereotipi sul ruolo maschile sono più a rischio di disagio mentale.
Questi stereotipi sono alimentati da messaggi – impliciti ed espliciti – che gli uomini ricevono in famiglia, a lavoro, durante le attività sportive e su come comportarsi da uomini. È opinione comune, infatti, ritenere che sia da maschi mantenere il controllo e avere un atteggiamento “duro”, non piangere mai, superare il dolore fisico, provvedere alla propria famiglia e non tirarsi mai indietro di fronte a un conflitto

La pressione ad aderire rigidamente a un modello di mascolinità caratterizzato da restrizione emotiva, evitamento della femminilità, esasperazione dell’indipendenza e accettazione dell’aggressività può incidere negativamente sul benessere psicologico degli uomini. Infatti, un approccio di questo tipo potrebbe allontanare le persone a non cercare un supporto professionale davanti a una situazione di disagio psicologico per evitare lo stigma associato al malessere.

Cosa si può fare per la promozione della salute maschile?

Quali sono le azioni per il miglioramento della salute e del benessere psicologico?
Di seguito 5 best practice:

  1. Muoversi. L’esercizio fisico è un “potente farmaco” che contribuisce al rilascio di endorfine e di altri ormoni e sostanze collegate al senso di benessere, piacere e superamento del dolore. Praticare uno sport è inoltre un modo per conoscersi meglio e sperimentare nuovi comportamenti.
  2. Avere una persona di riferimento. Quando si attraversa un momento difficile, poter parlare con una persona di cui ci fidiamo aiuta a ristrutturare lo scenario aiutandoci a guardarlo da un diverso punto di vista. Un amico o amica, partner, fratello, sorella che sappia ascoltare senza proporre “facili soluzioni” è un bene prezioso che va cercato e custodito.
  3. Dare una mano. Gli esseri umani sono sopravvissuti grazie a meccanismi di interdipendenza e reciprocità. La letteratura ha dimostrato che non è solo ricevere sostegno, ma anche darlo, a contribuire al benessere psicologico. Quando ci impegniamo ad aiutare altre persone, consolidiamo il senso di auto-stima ed auto-efficacia.
  4. Vivere secondo i propri valori. Qualche volta la frenesia, gli impegni, il senso del dovere ci fanno perdere di vista i nostri valori più profondi. Riconnettersi con i propri valori rappresenta un faro per poter navigare anche quando il mare è agitato.
  5. Chiedere aiuto. Quando qualcosa che abbiamo a cuore ha bisogno di manutenzione non esitiamo a chiedere il parere di un tecnico, di un professionista. Perché lo stesso criterio non dovrebbe valere per la salute mentale? La consulenza psicologica e la psicoterapia sono percorsi che aiutano le persone a ritrovare le risorse per superare un momento di difficoltà e a crescere come persone appartenenti a un’organizzazione e a una comunità.

Per concludere

In sintesi, possiamo concludere che i problemi di salute fisica e mentale di ragazzi e uomini sono associati a diversi fattori economici, biologici, di sviluppo, psicologici e socioculturali.
Le differenze di genere, oltre che al genere, hanno a che fare con complessi meccanismi che vanno compresi per meglio rispondere ai bisogni delle persone. Inoltre, capire come ragazzi e uomini sperimentano diverse forme di mascolinità è una competenza culturale e sociale importante all’interno delle famiglie e delle organizzazioni per poter superare stereotipi e facilitare la promozione della salute fisica e mentale e del benessere psicologico.

Bibliografia

https://ex.movember.com/it/mens-health/general

D. Pennac “Storia di un corpo”, Feltrinelli 2012

https://www.epicentro.iss.it/mentale/giornata-suicidi-2020-fenomeno-suicidario-italia

American Psychological Association, Boys and Men Guidelines Group. (2018). APA guidelines for psychological practice with boys and men. Retrieved from http://www.apa.org/about/policy/psychological-practice-boys-men-guidelines.pdf

 

 

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