Relazioni e benessere. Come (e perché) liberarsi da rapporti che causano sofferenza.

Come si fa a capire se si sta vivendo un amore sbagliato? A volte è difficile  e a volte anche se lo intuiamo facciamo fatica ad affrontare la situazione, modificare o porre fine ad una relazione che ci porta sofferenza.

Vorremmo che l’altro/a di cui pensiamo di essere tanto innamorate/i cambiasse per poter finalmente vivere quella relazione tanto sognata con quella persona tanto speciale.

Spesso relazioni di questo tipo sono connotate da molta passione, forti emozioni, ostacoli da superare, in cui è presente qualche elemento di sofferenza, privazione e struggimento. Questi elementi tipici di film e romanzi d’amore connotano nell’immaginario di molte persone l’Amore con la A maiuscola, ma in realtà non sono gli ingredienti principali di relazioni positive, equilibrate e salutari. Infatti quando questi elementi cessano solitamente queste relazioni diventano normali.

Quali sono le caratteristiche di una relazione positiva?

Una relazione positiva in genere:

  • Permette di ricevere e dare accudimento e supporto.
  • Ci fa sentire rispettati.
  • Fa sentire liberi di esprimerci e di condividere anche debolezze e fragilità.
  • Permette di condividere valori, interessi ed attività.
  • E’ caratterizzata da emozioni prevalentemente positive in compagnia del partner.

Perché intraprendiamo relazioni che generano sofferenza?

Spesso quando ci ritroviamo in relazioni che generano sofferenza tendiamo a dare le responsabilità all’altro/a passando le ore ed i giorni a rimuginare sui suoi comportamenti e le sofferenze che ci provoca. In realtà, vi possono essere degli aspetti problematici della nostra personalità che si vanno ad incastrare con quelli problematici del partner.

Ho trovato interessante la chiave di lettura data da Chiara Gambino e Giampaolo Salvatore nel libro “Mai più indifesa”.

La tesi sostenuta dagli autori del libro è che vi sono 2 ragioni principali e tra loro correlate per cui si intraprendono relazioni che generano sofferenza e sono:

  • Mancanza di agency.
  • Caratteristiche profonde di personalità (schemi).

Cos’è l’agency?

L’agency è definita la capacità di comprendere le proprie emozioni, bisogni e desideri e di pensare che abbiamo il diritto di provare a realizzarli.

Chi ha un agency carente ha molta difficoltà a comprendere le proprie emozioni e i propri desideri ed utilizzare queste informazioni per compiere le proprie scelte. E’ una persona spesso indecisa sia su questioni semplici che su questioni più complesse come “voglio continuare a stare in questa relazione?” Si ha la sensazione di essere in balia degli eventi e di non riuscire mai a mettersi al comando della propria vita. Per fortuna l’agency si può allenare e sviluppare.

Cosa sono gli schemi?

Gli schemi sono le aspettative inconsapevoli che abbiamo riguardo a come gli altri risponderanno ai nostri bisogni ed inconsapevolmente, ci guidano nell’interpretare le cose che ci capitano, nel modo di relazionarsi e vivere le relazioni intime.

Quando desidero essere considerata/o ed apprezzata/o mi aspetto che gli altri mi daranno riconoscimento o mi criticheranno. Quando desidero essere amata mi aspetto che l’altro mi amerà o mi rifiuterà? Nascono sulla base della nostra storia, delle esperienze di relazione che abbiamo vissuto nei primi anni di vita e se abbiamo avuto esperienze di relazioni negative essi creano un’immagine di noi stessi negativa e dolorosa sempre incombente. Ad esempio una persona che nella sua esperienza di vita ha sperimentato dei genitori che al suo bisogno di essere amata ha ricevuto critiche e rifiuto svilupperà un’immagine di sé come non amabile e passerà la vita a cercare di smentire questa verità. E’ probabile che nelle relazioni intime si focalizzerà sul cercare di evitare che il partner scopra questa verità e compirà sforzi sovrumani per smentirla.

I 3 schemi che possono facilitare l’intraprendere relazioni che generano sofferenza?

1. Perfezionismo

Un certo grado di perfezionismo può essere funzionale e spingere a migliorarci. Ma chi ha tratti di perfezionismo clinico vive la vita come una serie interminabile di prove e si sente sempre sotto esame.

Il perfezionista può vivere il rapporto di coppia come un compito da assolvere alla perfezione ed uno sbaglio viene visto come qualcosa di intollerabile.

Chi vive un rapporto come un compito è estremamente preoccupato di essere disapprovato dal partner. E’ possibile che questo tipo di paura sia vissuta anche in altri rapporti ma col partner la possibilità di sbagliare e il giudizio negativo che ne deriverebbe vorrebbe significare perdere la persona amata.

Questo può portare a porsi incessantemente domande del tipo: Sarà contento/a di me? Mi giudicherà in maniera negativa? L’attitudine perfezionista verrà innescata in misura maggiore se il partner ha delle caratteristiche di personalità complementari come la tendenza ad essere particolarmente critico. Il partner può assolvere il ruolo di giudice severo.

Nel perfezionismo vi è un azzeramento dell’agency, l’attenzione è focalizzata nel tentativo di non deludere l’altro per cui non c’è spazio per guardare i propri desideri e sentirsi in diritto di perseguirli.

Si può avere difficoltà ad ordinare al ristorante, scegliere un abito, capire se sposarsi o meno, come educare i figli. Spesso le scelte sono orientate dal desiderio di evitare una critica piuttosto che dai propri gusti e desideri. Spesso queste persone si considerano immeritevoli d’amore e ne hanno diritto solo se sono impeccabili, se non deluderanno l’altro e non meriteranno il loro giudizio negativo.

2. Dipendenza Psicologica

Si distingue una dipendenza normale da quella disfunzionale. La dipendenza normale fa parte di noi. E’ il meccanismo che ci consente di fidarci e ricercare la vicinanza dell’altro e cercare nei momenti di difficoltà.

La dipendenza disfunzionale è caratterizzata da una tendenza estrema a cercare l’altro senza che vi sia una regolazione poiché in fondo si teme di essere abbandonati.

Si ha la sensazione che l’abbandono sia inevitabile perché in qualche modo lo si merita. Nella dipendenza disfunzionale questa tendenza condiziona fortemente la vita, l’altro è una necessità assoluta a cui non si può fare a meno. Questo tipo di tratto di personalità può essere problematico se incastra con un profilo di personalità in cui il partner tenderà a ricercare il tipo di gratificazione che gli offri, si sentirà speciale, si sente come un bambino che viene accudito dalla propria mamma. Può capitare che persone con questo tipo di personalità cadano nelle mani di persone interessate esclusivamente ad usarle senza entrare davvero in relazione con loro.

Se il partner si comporta male, l’immagine negativa che la persona dipendente ha di sé la porterà a leggere le mancanze dell’altro non come un comportamento abusante ma come la conferma di qualcosa che non va in sé.

Così si perdona l’altro e lo si giustifica. Spesso alla base vi è un’immagine di sé come inadeguato e non degno di amore mentre l’altro è visto forte, valido, superiore. Avere questa idea di sé può portare all’idea di non essere in grado di farcela da soli e per questo fare qualsiasi cosa per non rischiare l’abbandono. Questo può portare ad essere sottomessi, ubbidienti totalmente devoti ad assecondare le esigenze dell’altro.

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3. Narcisismo

Per chi ha uno schema con tratti di narcisismo quello che conta è il valore personale, bisogna essere speciali, superlativi, essere ammirati. Un certo grado di narcisismo è normale perché ci spinge ad impegnarci per migliorare e raggiungere dei risultati, ammirazione e gratificazione dell’autostima.

Il narcisismo diventa patologico quando inibisce altre parti di sé. Il narcisista non sa davvero chi è ed oscilla tra due posizioni opposte: l’essere speciale e dall’altra la sensazione di essere inadeguato, inferiore, un bluff, terrore dell’umiliazione.

La sua autostima è molto oscillante e fragile e per questo si sente ferito/a e minacciato/a dalle critiche. Chi ha tratti di narcisismo può vivere le relazioni di coppia come fonte di ammirazione senza riuscire a creare un vero legame di intimità. La vita di coppia diventa molto faticosa perché non si è in grado di trarne conforto, comprensione e sintonia. Anche nel rapporto non ci si può liberare dal bisogno di essere il/la migliore. Ci si può non sentire coinvolta/o nel rapporto perché il rapporto serve solo ad alimentare l’immagine grandiosa. Se il partner riduce la sua ammirazione puoi sentire rabbia, fragilità ed una ferita nell’autostima. Il bisogno di essere il/la migliore ti schiavizza e soffoca le parti più vitali di te. L’agency risulta carente perché gli unici desideri che orientano le scelte sono quelli legati alla ricerca di grandiosità.

Può essere difficile chiedere aiuto quando ne si ha bisognoso e ci si sente fragili perché ciò è in contrasto con l’immagine grandiosa che si è costruita.

Cosa fare se ci si rende conto di essere in una relazione che genera sofferenza?

Spesso si pensa che quando ci si trova in relazioni che generano sofferenza sia necessaria forza di volontà per riuscire ad interromperla. Non metto in dubbio che in alcuni casi ci si possa riuscire ma è indubbio che se non si affrontano le ragioni ed i meccanismi profondi che sono alla base del rimanere invischiati in questo tipo di relazioni può capitare di rivivere situazioni simili e continuare a soffrire.

E’ un nostro diritto poter vivere relazioni positive e soddisfacenti.

Per concludere

Se vi siete riconosciuti/e in qualche modo in questi profili e vi trovate in una storia che vi genera sofferenza e/o vi rendete conto che sperimentate spesso relazioni di questo tipo può essere indicato cominciare un percorso di supporto psicologico che vi consenta di comprendere i meccanismi ed acquisire una conoscenza più profonda di voi stessi e del problema. Il percorso vi potrà essere utile per riuscire inoltre a mettervi in contatto con i vostri veri bisogni e desideri ed imparare a perseguirli.

Spero che la lettura di questo articolo possa aiutare a comprendere alcuni meccanismi che stanno alla base di relazioni che generano sofferenza e innescare un piccolo ed iniziale cambiamento in chi sta soffrendo per tali motivi.

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Bibliografia

C. Gambino e G. Salvatore. Mai più indifesa. Altrimedia Edizioni

R. Norwood. Donne che amano troppo. Feltrinelli Editore.

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