Per autostima, si intende l’idea, l’immagine o la convinzione che ognuno ha di se stesso. Un’identità che si costruisce negli anni e sulla quale influiscono in maniera significativa l’educazione familiare, il contesto ambientale e culturale in cui si vive, nonché l’interpretazione che noi diamo ai fatti che ci accadono.
Nathaniel Branden nel suo libro “I 6 pilastri dell’autostima” definisce l’autostima come:
Il rapporto tra autostima e rendimento inizia presto, già dalla scuola primaria. Gli studi hanno dimostrato che alti livelli di autostima sono un forte indicatore e predittore del rendimento scolastico negli studenti. Questa è una tendenza che continua per tutta la vita adulta, con un altro studio che conferma una chiara relazione positiva tra autostima e le prestazioni di lavoro. Naturalmente, questa relazione funziona in entrambi i modi. Ossia la fiducia nelle nostre abilità è in grado di migliorare le prestazioni di lavoro e, per lo stesso motivo, il successo di lavoro può aumentare i nostri livelli di autostima.
Le persone con una bassa autostima spesso trascorrono gran parte della giornata a confrontarsi con gli altri colleghi in ufficio. Si preoccupano eccessivamente e talvolta sono ansiosi nello svolgere le proprie mansioni, apparendo ai colleghi spesso come inadeguati al ruolo. Dubitando delle proprie capacità e competenze, cercano sempre rassicurazione e approvazione dal proprio capo o dai colleghi.
Spesso si sentono inferiori e, in casi estremi, vivono nella paura costante di poter perdere il lavoro perché non sono all’altezza di svolgere il proprio ruolo. Questo è molto spesso accompagnato da alti livelli di stress o depressione, che possono, ovviamente, influire sulle prestazioni, attivando il meccanismo della profezia che si autoavvera che riafferma la loro convinzione di non essere, in effetti, abbastanza bravi.
I dipendenti che hanno un alto livello di autostima, invece, si fidano delle proprie capacità e sono quindi propensi ad essere proattivi. Avere queste qualità consente anche di creare relazioni interpersonali e di lavoro più efficaci, il che significa che si possa contribuire in modo più efficace all’ambiente di lavoro che ci circonda.
In qualità di leader, alti livelli di autostima significa che non si rimugina sulle proprie prestazioni e quindi si è in grado di concentrarsi in modo più positivo sugli altri e sul loro sviluppo.
Non ci sono dubbi, un buon senso di autostima ha un impatto sul modo in cui operiamo sul posto di lavoro, su come trattiamo le persone e su quanto otteniamo nella nostra carriera.
Viene da se come sia fondamentale in azienda costruire una cultura che promuova una buona autostima tra i dipendenti.
I fattori lavorativi che influiscono su una scarsa autostima sono vari, mi preme indicarne almeno tre:
Questi fattori sollecitano la comparsa di quei timori d’inadeguatezza o di bassa autostima che tutti possono avere in qualche particolare momento della propria vita o carriera professionale.
In primo luogo, è importante fare un’analisi sull’attuale livello di autostima che è presente all’interno dell’organizzazione. Come team ponetevi due domande fondamentali:
Se una persona arriva al lavoro ogni giorno con un atteggiamento del tipo “non sono in grado di svolgere al meglio il mio lavoro” e si tormenta con dubbi, esitazioni e ha di continuo pensieri negativi, allora come può pretendere di eccellere nella propria carriera? L’unica cosa che influenza tutte le nostre azioni è l’atteggiamento che ci accompagna mentre compiamo quelle azioni. L’ingrediente che decide se quell’atteggiamento sarà positivo o negativo è la nostra autostima.
Potrebbe interessarti anche Profezia che si autoavvera al lavoro. L’idea che abbiamo dell’altro influenza il suo e il nostro comportamento.
Branden N. I sei pilastri dell’autostima. TEA
Friedlander, J. Why social media is ruining your self-esteem—and how to stop it. Success.
Grassi G. Autostima fai da te. Strategie non convenzionali per stare bene con se stessi e con gli altri. Rizzoli
Pope, L., & McHale, S., & Craighead, E. Migliorare l’autostima. Un approccio psicopedagogico per bambini e adolescenti. Erickson