Fare esercizio fisico fa bene alla salute. All’interno del sistema sanitario nazionale in Gran Bretagna, i medici possono dare come vera e propria prescrizione camminare, correre, dedicarsi a un’attività ludico-motoria. Alla base di queste prescrizioni, i dati scientifici che mostrano come l’esercizio fisico possa essere considerato alla stregua di un vero e proprio farmaco che agisce sulla frequenza cardiaca, sul rilascio di endorfine, sull’abbassamento del colesterolo. Non mancano anche le evidenze che riguardano l’effetto benefico del movimento sulla salute mentale. Lo sa bene chi inizia la giornata con una corsa o mette in agenda una camminata durante la giornata.
I benefici del movimento sul benessere psicologico non finiscono qui. Quale ruolo gioca il nostro corpo sulla performance professionale, sulle relazioni interpersonali e sulla fiducia in sé? Secondo lo psicologo Kurt Lewin, l’esperienza concreta rappresenta il nucleo del processo di apprendimento; l’attività corporea ci fornisce continuamente spunti esperienziali per sviluppare competenze spendibili nella vita quotidiana.
“Cogito ergo sum”, “penso dunque sono”. E se fosse più corretto affermare “mi muovo, dunque sono”? Secondo alcuni filosofi del passato e contemporanei, e molti neuroscienziati, i processi psicologici sono influenzati dall’auto-percezione del proprio corpo nella sua forma e, soprattutto, nei movimenti che compie. Questo principio è alla base del concetto di “embodiment”. In effetti, noi impariamo a pensare attraverso tutto ciò che abbiamo a disposizione, e quindi anche attraverso il nostro corpo. Quali sono i punti chiave dell’embodiment, dell’ “essere corpo”?
Secondo Peter Senge, docente al Massachusetts Institute of Technology e tra i fondatori della Society for Organizational Learning (SoL), modelli contemporanei di leadership devono tenere conto dell’unità mente-corpo. All’interno dei programmi di formazione sulla leadership del Presencing Institute (www.presencing.org), i partecipanti sono invitati a fare lunghe camminate durante le quali condividere le proprie esperienze e confrontarsi sui cambiamenti che stanno cercando di mettere in atto. Il razionale di queste attività è che camminare insieme possa facilitare sia la consapevolezza personale che quella interpersonale:
Non è ancora ben chiaro come il movimento influenzi sia la capacità di pensiero divergente (quindi la possibilità di guardare le cose da diversi punti di vista) che quella di pensiero convergente (la capacità di problem solving in base alle proprie conoscenze ed esperienze) ma ci sono ricerche promettenti che potrebbero portare contributi importanti per migliorare molte soluzioni in ambito organizzativo. Per esempio, tipicamente, quando c’è un conflitto o un problema da risolvere viene chiesto alle persone sedersi su sedie posizionate ai lati di un tavolo ed esporre le proprie posizioni. In pratica, si pongono le persone in una condizione in cui possono “affrontarsi”. Sarebbe molto diverso invitare i partecipanti a fare una camminata, fianco a fianco, e dar loro la possibilità di parlarsi… procedendo nella stessa direzione.
Quali sono le attività motorie che possono contribuire a modificare gli schemi cognitivi, emotivi e comportamentali delle persone?
“Soprattutto, non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo, e non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata […] perciò basta continuare a camminare, e andrà tutto bene.”(Søren Kierkegaard). Camminare apre la mente, libera il flusso di idee e contribuisce ad aumentare la creatività.
La percezione inconscia della stabilità fisica è anche la base della stabilità mentale; praticare attività come lo yoga o il tai-chi contribuisce alla capacità di essere presenti, di non affrettarsi spesso inutilmente e svolgere con concentrazione i propri compiti. Un allenamento sulla forza muscolare può aumentare autostima e far sentire più capaci di affrontare le sfide emotive. In altre parole, la forza nei nostri muscoli, segnalata inconsciamente al nostro cervello, può tradursi in un senso di fiducia e auto-efficacia.
La danza è l’espressione fisica, attraverso il movimento e il ritmo, di relazioni, sentimenti e idee. È l’essenza della sincronicità. È stato dimostrato che ballare con gli altri migliora la cooperazione, il comportamento prosociale e la capacità di raggiungere obiettivi comuni. Ballare il valzer, il tango o il boogie può aiutare a spezzare i rigidi schemi relazionali e trovare nuove modalità di espressione e comunicazione con l’altro.
Mentale e corporeo non sono che prospettive diverse di uno stesso avvenimento. I benefici emotivi del movimento sono ben documentati e nuovi studi stanno dimostrando come danza, corsa e le varie discipline sportive contribuiscono alla plasticità mentale. Sempre che la pratica non sia estrema o orientata eccessivamente alla performance. Lavorare con il corpo porta a intuizioni profonde e cambiamenti più duraturi rispetto agli approcci cognitivi. Del resto, condensando lo splendido passaggio dell’opera di Samuel Beckett, “Aspettando Godot”, potremmo dire “Prima danza, poi pensa. È l’ordine naturale delle cose”.
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Damasio, A. L’errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano. Adelphi, 1995
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