L’invidia la conosciamo sin da piccoli. Quando per esempio andavamo da un amico o amica che avevano più giochi di noi, oppure a scuola quando abbiamo invidiato un compagno o una compagna che prendevano ottimi voti. L’invidia non ci abbandona mai, neanche quando siamo grandi e siamo entrati nel mondo del lavoro. Spesso siamo stati e tuttora siamo anche noi oggetto di invidia per quello che abbiamo fatto o facciamo.
Sebbene sia un’emozione umana naturale, può insinuarsi nel nostro lavoro e inficiare persino la nostra carriera. Capire come affrontare l’invidia non è esattamente facile, ma è necessario.
Il sociologo Helmut Schoeck afferma che “l’invidia sia un impulso che giace nel cuore della vita dell’uomo quale essere sociale e si manifesta appena due individui sono in condizione di confrontarsi l’uno con l’altro”. La sua opinione è molto vicina a quella dei sostenitori delle teorie della motivazione che riconosce (sebbene non direttamente, ma implicitamente) il ruolo dell’invidia: la teoria dell’equità, secondo la quale le persone tendono a confrontare i propri sforzi e i riconoscimenti che ne ricavano con quelli di altre che si trovano in una situazione di lavoro simile. Si ha equità quando le persone avvertono che il rapporto tra ciò che danno (i propri sforzi) e ciò che ricevono (i riconoscimenti) equivale a quello delle altre. Se non si percepisce tale equità, se si pensa di essere trattate ingiustamente, l’impatto sulla motivazione è spesso drammatico.
L’invidia è considerata tanto vergognosa che raramente si osa ammetterla e sicuramente si è imbarazzati nel doverla confessare. Per nasconderla si usano molteplici forme di mascheramento. Il mondo competitivo delle organizzazioni, con le sue differenti culture e strutture gerarchiche, dà all’invidia, per quanto mascherata, ottime opportunità di prosperare.
L’invidia sul posto di lavoro è un potente nemico. Ha il potenziale per minacciare le relazioni personali, l’avanzamento di carriera e il successo organizzativo. Tuttavia, l’invidia sul posto di lavoro non è un nemico imbattibile.
Le persone, a seconda del contesto o del proprio periodo di vita, gestiscono l’invidia o in modo distruttivo o costruttivo. Vediamo nel dettaglio.
Idealizzando le persone, i gruppi, le organizzazioni li si mette fuori portata. Questa strategia rischia però di essere una situazione temporanea: presto si troverà qualche ragione per sminuire o svalutare la persona o il gruppo idealizzato. Nel lavoro gli eccessivi elogi e l’eccessiva ammirazione per i superiori sono spesso un modo per nascondere l’invidia. Essere al posto di chi riceve un’ammirazione idealizzata è un’impresa delicata: inevitabilmente la persona idealizzata sarà buttata giù dal piedistallo.
Chi sceglie questa strategia spesso sembra spinto dal desiderio di non apparire: invece la ragione reale della scelta è l’impossibilità di tollerare sentimenti di invidia e fantasie distruttive rispetto agli altri. Ciò che nota un osservatore esterno è però semplicemente il fatto che la persona non cerca di migliorarsi ma svaluta se stessa. In ambito lavorativo ciò si trasforma in uno stallo di carriera che ha dei costi aziendali non indifferenti.
Probabilmente la svalutazione è non solo la più distruttiva ma anche la più complessa modalità di governare i sentimenti di invidia. Spinte dal bisogno di vendetta queste persone tentano di dimostrare di essere altrettanto brave o addirittura migliori del soggetto invidiato. I colpi alle spalle, la critica distruttiva e l’umiliazione sono modi molto comuni di esprimere i loro sentimenti invidiosi. In ambito lavorativo questo comporta problemi nella gestione dei team, dei rallentamenti nel raggiungimento degli obiettivi e può creare alla lunga un clima aziendale tossico.
Il filosofo spagnolo Graziano affermava che niente stimola l’ambizione quanto le “trombe della fama altrui”. Possiamo riconoscere in questa reazione una forma di identificazione con i successi degli altri. Paragonato alle altre strategie adottate per governare l’invidia, il tentativo di eccellere sugli altri è una risposta costruttiva. L’idea di fondo è che, se si ha successo in ciò che interessa, non c’è motivo di essere invidiosi. Questo modo di affrontare l’invidia si manifesta, a livello implicito ed esplicito, in molte organizzazioni. La ricerca dell’eccellenza implica la competizione con altre organizzazioni, con altri reparti e altri colleghi. L’impulso ad eccellere è una grande forza motivazionale e porta sovente a risultati che vanno al di là di ogni aspettativa.
Il modo più costruttivo di governare l’invidia è tentare di ripararvi. Conoscere le proprie motivazioni e il potenziale distruttivo dell’invidia può aiutare a rompere il circolo vizioso. Così facendo smettiamo di desiderare ciò che non abbiamo rendendoci conto che certe realtà della vita non si possono cambiare ma vanno accettate. Il senso di responsabilità e di reciprocità sono le vere soluzioni per contrastare l’impatto distruttivo dell’invidia soprattutto in ambito lavorativo.
L’invidia è parte integrante dell’esperienza umana e influenza in toto il nostro comportamento. E’ anche un aspetto complesso della vita aziendale che va tenuto in conto quando si fanno previsioni sul comportamento umano all’interno delle organizzazioni. Essere posseduti dall’invidia forse non è gradevole, ma non possiamo evitare di convivere con questo sentimento.
Le organizzazioni possono adottare misure preventive: impegnarsi in una giusta ripartizione del potere o in un management partecipato, eliminare i privilegi più evidenti dei dirigenti, abolire le eccessive discrepanze dei livelli salariali.
A livello individuale, si può lavorare per indirizzare l’invidia verso canali più positivi e favorire la creatività e l’adattabilità, scegliendo la strada della riparazione e della ricerca costruttiva dell’eccellenza.
Ricordiamoci che non tutto il male viene per nuocere: se qualcuno ci invidia un po’ forse significa che abbiamo realizzato qualcosa di buono nel lavoro o nella nostra vita privata.
Potrebbe interessarti anche Relazioni tossiche in azienda. Come la pandemia influisce sui rapporti difficili al lavoro.
Kets De Vries M.F.R., L’organizzazione irrazionale. Raffaello Cortina Editore
Schoeck H., Envy: A theory of social behavior. Harcourt, Brace & World
Envy at work, Harvard Business Review
Professional Ghosting: What You Need to Learn About Workplace Envy, Forbes