Maggio è il mese della consapevolezza sulla Salute Mentale.
Una ricorrenza istituita nel 1949, e che insieme alla Giornata Mondiale della Salute Mentale, invita a riflettere sull’importanza della salute psicologica sul benessere e la qualità della nostra vita. Un’occasione per normalizzare l’attenzione al benessere psicologico e promuovere aziende, istituzioni e comunità più consapevoli e inclusive.
Sono diversi i significati legati al concetto di consapevolezza.
Se da una parte, infatti, tale ricorrenza ha l’obiettivo di sottolineare il ruolo della salute psicologica come parte integrante della salute, dall’altro, permette di far luce sul valore della consapevolezza di sé, dei propri vissuti, bisogni ed emozioni.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è proprio la consapevolezza di sé, infatti, il punto di partenza per prevenire e promuovere il benessere psicologico in ogni sfera e ambito della propria vita.
Ma che cosa si intende per consapevolezza di sé e qual è il suo legame con la salute psicologica?
Scopriamolo insieme!
A differenza di quanto spesso si pensi, la salute – fisica e psicologica – non è una questione di bianco o nero. Nel corso della vita ogni persona sperimenta combinazioni varie e articolate di benessere e malessere. Tali dimensioni, infatti, non vanno concepite come una netta dicotomia, quanto piuttosto come un continuum: uno spettro soggettivo e personale caratterizzato da un andamento ciclico e in equilibrio dinamico. A periodi piacevoli e rilassanti, perciò, possono alternarsi momenti più complessi e stressanti.
In quest’ottica, sviluppare consapevolezza di sé è fondamentale per riconoscere i segnali del proprio corpo e della propria mente, distinguendo stati di malessere fisiologici – legati alla quotidianità di ogni persona – da condizioni e disturbi più gravi.
Un processo che passa dall’essere presenti a sé stessi da un lato, e dall’essere autoconsapevoli dall’altro.
Nel primo caso, si parla di uno stato “mindful”, ossia di un’attenzione consapevole a sé nel qui ed ora. Una consapevolezza di sé e del proprio stato emotivo nel momento presente, in maniera intenzionale e senza giudizio.
L’autoconsapevolezza, invece, è un concetto più ampio: è la capacità di comprendere e riconoscere i propri pensieri, le proprie emozioni e i propri comportamenti. Capire perché si è in un determinato modo, come si è fatti e quali sono le proprie modalità di agire e di essere.
Entrambe queste forme di consapevolezza sono necessarie per ascoltarsi e per riconoscere i segnali di benessere e malessere psicologico che si manifestano su di sé e sulle persone intorno a sé.
Con un po’ di allenamento è possibile riconoscere una serie di segnali che indicano il nostro stato di benessere o avvisaglie di un possibile stato di malessere o di difficoltà. Riconoscerli con consapevolezza è fondamentale per prendersi cura di sé e promuovere il proprio equilibrio. Tuttavia, è importante non generalizzare e non correre a conclusioni affrettate: è bene evitare autodiagnosi e rivolgersi sempre a un/una professionista della salute mentale in caso di dubbi e necessità.
In ottica di consapevolezza, ecco 5 indicatori di un possibile stato di malessere:
Le persone esprimono le emozioni in maniera diversa, c’è chi dà libero sfogo e chi le esprime in maniera più contenuta. Cambiamenti nell’intensità e nella manifestazione delle emozioni potrebbero indicare un momento di difficoltà o vulnerabilità.
Se non stiamo bene, la prima a risentirne è la nostra motivazione. Condizioni di malessere, periodi di stress e di difficoltà possono tradursi in pensieri di disinteresse e atteggiamenti di rinuncia.
A differenza di quanto si possa pensare, vissuti personali come le emozioni e le percezioni tendono spesso a manifestarsi non solo internamente ma anche esternamente, in modo consapevole o inconsapevole. Mente e corpo, infatti, non sono entità separate e se stanti ma sono due dimensioni legate e in costante ricerca di equilibrio. Quando questo equilibrio si spezza, perciò, possono emergere anche segnali di malessere fisico, così come l’alterazione di sonno e nutrizione.
Quando si vive un periodo particolarmente stressante, è facile notare un calo nei risultati e nella propria performance. Per lavorare bene, d’altronde, bisogna stare bene.
Una persona distratta, che fatica a concentrarsi, è una persona presa dai suoi pensieri. Emozioni spiacevoli, ansia e stress generano spesso pensieri ricorrenti ed intrusivi che impediscono di mantenere l’attenzione a lungo. Stessa cosa vale per la memoria, che può essere messa a dura prova da vissuti emotivi che saturano lo spazio mentale.
Dinanzi a segnali di questo tipo e in ottica di consapevolezza, l’ascolto è essenziale. Sia che riguardi sé stessi, sia che riguardi le altre persone. La capacità di ascoltare e ascoltarsi costituisce, infatti, il primo passo per cogliere eventuali campanelli d’allarme e poter intervenire per affrontare e gestire uno stato di malessere psicologico. Non trascurare le tue emozioni: prova ad ascoltare ciò che senti e concediti il tempo per elaborare ciò che provi. Non serve andare di fretta o nascondere le proprie sensazioni e ricorda che è sempre possibile chiedere aiuto.
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