La genitorialità costituisce un momento importantissimo della vita delle persone. Dal momento in cui si diventa genitori si modificano i valori e le prospettive di vita. Da parte dell’azienda, supportare le persone in questo ruolo, significa agevolare la costruzione di modelli di equilibrio tra la vita professionale e quella privata.
Dati alla mano si rileva che in Italia è difficile essere genitori. Abbiamo un tasso di disoccupazione femminile, in particolare delle madri, tra i più alti in Europa, a causa della difficoltà nel conciliare vita privata e impegni professionali. L’indagine Le Equilibriste – la maternità in Italia, promossa da Save the Children, pubblicata quest’anno, evidenzia una condizione molto critica per chi decide di mettere al mondo un figlio nel nostro Paese.
Da anni ci confrontiamo con realtà come quelle francesi o dei Paesi nordici. Paesi dove concrete politiche a sostegno della famiglia hanno dato la possibilità di aumentare il numero delle nascite, di diminuire il divario lavorativo fra madri e padri e di garantire un adeguato sostegno alla crescita dei figli.
In Italia manca ancora un disegno strutturato a sostegno di maternità e genitorialità, che proponga agilità e flessibilità di servizi che possano soddisfare le esigenze di vita della famiglia e sostenerle nello svolgere il ruolo più importante: crescere le future generazioni.
Un ruolo fondamentale in questo scenario può essere giocato dalle aziende e dai piani di agevolazione loro garantiti, e possono davvero fare la differenza e sopperire in parte alla situazione nazionale.
In azienda è importante gestire la genitorialità dei propri dipendenti per molti motivi, tra i quali:
È ancora più importante prevedere misure a favore della famiglia, soprattutto nei periodi della vita in cui conciliare gli impegni lavorativi, familiari e personali può risultare più complesso.
Le aziende, per fortuna, cominciano ad avere sempre di più il focus anche sulle proprie persone, iniziando a considerarle come una forza e un valore.
E’ sempre più necessario sfatare anche vecchi miti, ancora prepotentemente imperanti nel mondo del lavoro italiano. Come quello che vede la maternità come un periodo di debolezza lavorativa per una donna e, in generale, per un genitore.
La maternità e la paternità permettono, invece, di acquisire delle competenze assolutamente compatibili con la nuova idea di leadership che le aziende ricercano ora. Empatia, capacità di ascolto, gestione efficace del tempo, creatività, autorevolezza, problem solving, pianificazione, capacità di saper delegare e motivare gli altri.
Competenze che nascono e crescono, avendo come terreno di espansione la qualità della relazione umana. Tutte doti che sono perfettamente in linea con il profilo di leader che le aziende più sensibili al cambiamento nel mondo del lavoro stanno cercando attualmente.
Il welfare aziendale raccoglie tutta una serie di servizi e benefit offerti dal datore di lavoro per aumentare il benessere psico-fisico del dipendente.
Dai buoni pasto o spesa, ai rimborsi per il trasporto o le attività del tempo libero, fino all’asilo aziendale, all’assistenza sanitaria e alle convenzioni con negozi. Senza contare le iniziative che conciliano vita lavorativa e privata, come lo smartworking e l’orario flessibile.
Le possibili soluzioni in tema di welfare aziendale possono essere davvero molteplici e delle più svariate purché siano tese a migliorare la qualità e lo stile di vita del lavoratore. Le misure più comuni adottate dalle aziende riguardano:
Le varie soluzioni di welfare aziendale infatti rappresentano oggi uno dei principali strumenti a disposizione delle Risorse Umane. Rendono il lavoratore genitore, ma in generale tutti i dipendenti più motivati e più produttivi con ricadute positive sul business, come la diminuzione del turnover e dell’assenteismo.
Non si tratta infatti solo di interventi che offrono un sostegno concreto ai lavoratori e alle lavoratrici. Ma sono politiche che divengono delle vere e proprie forme di investimento per le aziende a favore dei propri dipendenti i quali si sentono accolti e tutelati.
Nel momento in cui un individuo si trova costretto a scegliere tra la famiglia e la sua occupazione, la rinuncia al posto di lavoro per l’azienda si traduce in una perdita di una persona già formata e pronta. Allo stesso tempo, l’azienda deve investire altre risorse economiche per preparare e formare una nuova figura professionale.
Davanti a questa rinuncia perdiamo tutti, dall’azienda all’intera società! Speriamo che sempre più aziende acquisiscano consapevolezza delle proprie risorse per evitare che sempre più persone si trovino a dover scegliere tra lavoro e famiglia.
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Girelli L., Mapelli A., Genitori al lavoro. L’arte di integrare figli, lavoro, vita. Guerini Next.
Le equilibriste – La maternità in Italia 2020, Save The Children