La grande attrazione esercitata da performance comiche è antica e in tempi più recenti alcuni personaggi come Stan Laurel, Jerry Lewis, Mel Brooks o gli Italiani Gigi Proietti e Carlo Verdone sono diventati memorabili.
Ridere, d’altronde, può essere una risposta adattiva e funzionale. Vale a dire, le risate possono rendere più facile affrontare situazioni difficili e stressanti, contribuiscono al miglioramento dell’umore, aiutano a connettersi e creare legami con le altre persone e facilitano i processi di apprendimento.
Sempre più studi evidenziano che la risata è un potente antistress. Quando si inizia a ridere non c’è solo il rilascio della tensione psicologica ma anche una serie di cambiamenti biochimici nel nostro corpo. Ridere fa aumentare l’introduzione di ossigeno e stimola l’attività cardiaca, polmonare e muscolare. A questo stato di generale attivazione, segue una fase di rilascio della tensione muscolare e una diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Il risultato di questi cambiamenti: una condizione di benessere e una sensazione di distensione e rilassamento.
Oltretutto, i benefici non sono soltanto a breve termine. Un atteggiamento positivo e una serie di belle risate alimentano il rilascio nell’organismo di “sostanze” chimiche che aiutano a combattere la risposta di stress, caratterizzata da un aumento di cortisolo nel sangue che, a lungo andare, può rappresentare una minaccia per la salute. Uno studio epidemiologico su uomini e donne anziani in Giappone ha confermato che coloro che tendono a ridere di più hanno un minor rischio di malattie cardiovascolari maggiori. Possedere un sano senso dell’umorismo è anche associato al vivere più a lungo, secondo uno studio condotto in Norvegia, con una più evidente correlazione per le donne.
Infine, quando si ride, c’è un rilascio di endorfine, un gruppo di ormoni che provocano un effetto analgesico: possiamo quindi aspettarci che questa produzione di antidolorifici naturali allevi il dolore.
La risata serve poi a creare e rafforzare i legami sociali negli esseri umani. Studi condotti sugli scimpanzé hanno posto le basi per una teoria evolutiva secondo la quale la risata è emersa per la prima volta come risposta per segnalare sicurezza e sollievo agli altri, dopo il verificarsi di qualcosa di inaspettato. Questo potrebbe spiegare il perché nei gruppi sociali di umani gli individui che ridono di più insieme tendono a godere di un ambiente più sicuro o confortevole e di un maggiore senso di coesione e vicinanza.
Dacher Keltner, Direttore del centro sugli studi in Psicologia Positiva dell’Università di Berkeley spiega che: “Quando gli amici ridono all’unisono, la risposta fisiologica caratteristica della condizione di risposta allo stress (“combatti o fuggi”) si allenta.
Introdurre un po’ di umorismo nella vita lavorativa può contribuire al benessere e alla produttività. L’umorismo crea infatti un’atmosfera di leggerezza e un senso di prospettiva che può sciogliere la tensione.
Dati riportati in uno studio mostrano che i leader che usano l’umorismo sul luogo di lavoro lavoro hanno maggiori probabilità di raggiungere gli obiettivi della loro divisione e di ricevere una migliore valutazione della performance dal loro supervisore diretto. Quando i manager integrano l’umorismo nel loro stile di leadership, diventano più piacevoli, pur mantenendo la dimensione di rispetto e autorevolezza. I dipendenti che affermano che il loro manager “ci fa ridere di noi stessi quando siamo troppo seri” o “usa l’umorismo per diminuire la tensione durante i periodi di stress” hanno maggiori probabilità di fidarsi del loro manager e provare un senso di appartenenza e soddisfazione lavorativa.
È noto che i processi di apprendimento fortemente influenzati dalle emozioni e dagli stati affettivi: studi condotti in alcune università americane hanno messo in evidenza che quando i professori a lezione utilizzano l’umorismo, il clima è più piacevole e le informazioni vengono memorizzate maggiormente. In particolare, una ricerca riporta che gli studenti ricordavano meglio una lezione di statistica quando venivano introdotti elementi umoristici rilevanti.
E questo è l’aspetto delicato: l’umorismo deve essere appropriato al target e all’argomento. Solo in questo modo diventa facilitatore dell’apprendimento e non elemento di inutile distrazione. Anche in azienda, è dunque possibile sfruttare queste dinamiche per rinnovare e potenziare la formazione: se è vero che molto si fa per rendere le iniziative formative vivaci e coinvolgenti, è anche vero che ancora molto si può fare per renderle anche, perché no, divertenti, puntando proprio sull’umorismo.
Ridere può essere una risposta adattiva all’attuale situazione pandemica. Sviluppare e utilizzare un sano senso dell’umorismo rappresenta non solo un modo per distrarsi ma una vera e propria strategia di promozione della salute psico-fisica, riducendo i vissuti di stress..
Ridere non significa negare le difficoltà o la sofferenza. L’umorismo e la tragedia possono essere più intimamente connessi di quanto si potrebbe pensare.
Charlie Chaplin una volta disse: “Per ridere veramente devi essere in grado di sopportare il tuo dolore e giocarci“. La sfida è proprio quella di saper mettere le difficoltà in prospettiva e saper cogliere l’opportunità e l’ironia.
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