Viviamo un periodo in cui modi, tempi e spazi del lavoro stanno profondamente cambiando. Il recente passaggio obbligato al lavoro da remoto dovuto alla pandemia del Covid-19 ci ha portati a sperimentare differenti possibilità di gestione del lavoro, accompagnate però da nuove necessità organizzative.
In questo panorama di maggiore autonomia rispetto ad orari e modalità di organizzazione dei propri compiti e obiettivi, può capitare di ritrovarsi a lavorare anche durante i weekend o le ferie programmate.
Questa difficoltà o impossibilità nella disconnessione dal lavoro ha però delle ripercussioni sui livelli di motivazione, passione e coinvolgimento del lavoratore rispetto ad obiettivi e mission personali e della propria azienda.
Esistono due differenti tipi di motivazione e il lavoro “straordinario” non impatta su entrambe allo stesso modo. È infatti la motivazione intrinseca ad esser messa a dura prova dalle ore di lavoro extra. Questa è normalmente sperimentata durante attività con obiettivi ritenuti stimolanti e gratificanti di per sé, senza che per il loro raggiungimento sia prevista necessariamente una ricompensa.
Lavorare nei weekend o durante le ferie non sembra influenzare invece i livelli di motivazione estrinseca. Stimolati da scopi esterni come incrementi salariali, riconoscimento o evitamento di un’eventuale perdita del posto di lavoro.
Alcuni studi riportano come tenersi impegnati full-time, completando task lavorativi durante weekend e ferie, possa condurre le persone a percepirsi più produttive e, di conseguenza, più coinvolte e realizzate sul lavoro.
Per quanto possa essere vero, si tratta di una realtà controproducente. Ricerche svolte su ampi campioni di impiegati americani hanno sottolineato come lavorare nel proprio tempo libero, a lungo andare, conduca le persone ad essere meno soddisfatte del proprio lavoro.
Questo accade perché le persone tendono a separare mentalmente il tempo dedicato al lavoro da quello libero. Quando si ritrovano a lavorare durante weekend o ferie programmate, sperimentano un conflitto interno tra il perseguimento di obiettivi personali (percepiti come desiderati) e lavorativi (percepiti come dovuti).
Il risultato è che i lavoratori, sentendosi costretti a dedicarsi ad attività lavorative durante i giorni di “meritato riposo”, percepiranno crescente frustrazione, rabbia, senso di ingiustizia, disinvestimento e, nel peggiore dei casi, le loro aziende vedranno un abbassamento della performance e un aumento dei livelli di burnout, assenteismo e turnover.
L’impatto del burnout sul benessere dei lavoratori e delle aziende è stato riconosciuto anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la quale ha incluso quest’ultimo nella recente revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-11), indicandola come sindrome risultante da condizioni di stress cronico sul luogo di lavoro.
Naturalmente, il primo consiglio è quello di organizzare la propria agenda di lavoro in modo tale da non ritrovarsi a dover occupare con task da completare le ore di riposo del weekend e delle ferie.
Dal momento che non sempre dipende da noi e, talvolta, i carichi di lavoro non consentono di evitare le ore di straordinario, ecco qualche consiglio utile per gestire al meglio queste situazioni eccezionali.
A prima vista, potrebbe sembrare un trucchetto banale, ma si tratta di una strategia semplice ed efficace. Nel definire quelle ore come destinate al raggiungimento dell’obiettivo di lavoro, si sta aumentando il focus sul compito e ci si sta dando un tempo preciso per completarlo.
Ampliare lo sguardo, considerando come dal proprio lavoro dipenda il lavoro di altri e il raggiungimento di uno scopo superiore che coinvolge l’intero team, può aiutare a trovare nuova motivazione, che sia mossa anche da desideri sociali e di aiuto reciproco.
Non si tratta di “mettere il turbo” nello svolgimento del proprio compito (rischiando di eseguirlo male)! Semplicemente si tratta di definire obiettivi progressivi ed evitare il più possibile le fonti di distrazione esterne.
Disconnettersi con brevi pause programmate dal lavoro per “ri-ossigenare” la mente, facendo due passi, una chiacchierata con un amico o un familiare, o reintegrando degli zuccheri se ci si sente “in riserva energetica”, permette di mantenere ottimali livelli di concentrazione e produttività.
Coinvolgere persone care, amici, parenti, coniugi nel proprio compito lavorativo può essere un’occasione di condivisione stimolante che, oltre ad alleggerire il peso del lavoro, può portare addirittura a maggiore creatività, produttività e focalizzazione.
Condividere gli spazi dedicati al lavoro extra con colleghi o amici impegnati a loro volta nel completamento di obiettivi lavorativi può fornire rinnovata motivazione ed energia. Come si suol dire: “l’unione fa la forza”!
È importante esser consapevoli delle ripercussioni che il lavoro straordinario, svolto durante weekend, ferie e periodi di riposo, ha sulla motivazione dei lavoratori. Questo perché a ciò sono strettamente collegati il loro senso di realizzazione personale e lavorativa, i livelli di engagement e soddisfazione e la condivisione della mission aziendale.
I manager, in questo senso, possiedono un ruolo importante. Essi dovrebbero infatti incoraggiare i propri dipendenti a non lavorare durante il tempo libero, per fare in modo di tenere alti i livelli di motivazione e favorire sempre il benessere fisico e psicologico delle persone che operano all’interno dell’azienda.
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