Come si affronta una crisi? Cosa fare quando un cambiamento improvviso interrompe la routine? Come prosperare in tempi di incertezza senza un manuale di istruzioni? La risposta è: grazie alla capacità di improvvisazione delle persone. Ci avevi mai pensato?
L’improvvisazione è un’abilità spesso associata alla performance artistica, un atto di spontaneità o creatività non pianificata. Nella recitazione o nella musica, l’improvvisazione è dimostrazione di sicurezza e abilità tecnica.
Tuttavia, l’arte dell’improvvisazione è un ingrediente altrettanto potente in azienda e spesso sottovalutato, trascurato o semplicemente visto come superfluo nel mondo del lavoro.
Il termine improvvisazione viene spesso visto come un termine negativo, infatti quando si parla di qualcosa di improvvisato si pensa che sia stato fatto male e in poco tempo. A volte questo termine viene confuso con quello di approssimazione assumendone le caratteristiche negative. Quando si parla di improvvisazione non bisogna pensare che il prodotto sia lontano dagli standard prestabiliti.
Le metafore del teatro e del jazz ci aiuteranno a capire meglio quanto sia importante per le organizzazioni saper improvvisare.
Quando si parla di improvvisazione in ambito teatrale si pensa subito alla commedia dell’arte chiamata anche commedia dell’improvviso. La caratteristica è la mancanza di un testo scritto prima e dopo la performance e la struttura della scenografia è minima. Al centro non c’è l’intreccio della storia, ma gli attori. Il fatto che manchi un testo scritto (e trascritto dopo la performance) rende ogni spettacolo unico.
Una caratteristica molto importante è l’iperspecializzazione, ovvero non c’è mai un cambio di ruolo, ma l’attore interpreta sempre lo stesso personaggio. L’improvvisazione si basa molto sull’esperienza personale e sulla formazione professionale, ogni singola performance produce un allargamento del saper fare, solo un ampio repertorio individuale permette di destreggiarsi sulla scena. Salire su un palcoscenico e improvvisare richiede un’abilità che può essere sviluppata unicamente attraverso un costante esercizio. L’improvvisazione in teatro è una pratica di studio e di ricerca, è formativo per l’attore stesso.
L’improvvisazione riveste un ruolo fondamentale anche nel jazz. Questo genere musicale si basa su una struttura minima chiamata arrangiamento e sopra si fanno le variazioni e gli abbellimenti. Per i musicisti è molto importante esplorare il limite della competenza, andare oltre alla certezza e sviluppare apprendimento provocativo creando delle rotture.
Elementi importanti dei gruppi jazz sono: responsabilità diffusa, gerarchia minima, possibilità di iniziativa personale, estemporaneità delle soluzioni, prontezza nelle risposte. Come ogni altra organizzazione la jazz band è composta da diverse professionalità, ma è interessante come esse interagiscono. Ogni membro deve rispondere e anticipare l’altrui creatività, deve essere sempre in ascolto per capire quali sono le possibili direzioni e le idee proposte dagli altri. Il jazzista supporta le idee altrui ma allo stesso tempo deve inventare e creare. La jazz band rimanda a una visione della leadership dinamica, questa funzione si sposta seguendo l’andamento e l’evolversi del percorso musicale.
Queste due metafore sono illuminanti per capire le organizzazioni e l’importanza del sapere che si basa sull’esperienza.
Quello che possiamo prendere dal teatro e dal jazz è che improvvisatori non si nasce, si diventa.
Senza la competenza nulla di tutto ciò è pensabile, anzi la capacità di improvvisare è proprio il segnale che si è in possesso di qualche competenza. Il saper fare e le qualità emergono non soltanto in condizioni di normalità ma si manifestano in maniera distintiva nelle situazioni di crisi, di difficoltà e nei momenti più difficili della vita.
Parlare di improvvisazione organizzativa non significa automaticamente eliminare concetti come pianificazione, progettazione e programmazione, ma assumono una dimensione diversa se inquadrati da una prospettiva che ha minori caratteri di rigidità.
Qualunque sia la posizione, la rigidità organizzativa è sempre sentita come un problema tra le persone. Le routine organizzative, che possono trovare la loro più forte e contorta espressione in un sistema burocratico cieco e ottuso, d’altro canto “in situazioni che si ripetono in modo simile, canalizzando automaticamente l’attenzione, fanno risparmiare tempo e sforzo mentale” (Lanzara, 1993). Procedure standardizzate e di routine sono certamente utili sia perché forniscono una protezione all’individuo e permettono una selezione dell’informazione indirizzando l’attenzione sugli aspetti cruciali del problema.
La loro necessità fisiologica, tuttavia, si scontra con l’evidenza che talvolta sono da ostacolo a qualsiasi cambiamento di un quadro predefinito. In situazioni critiche, la necessità di costruire un senso delle cose passa inevitabilmente da un abbandono di quanto è consolidato per sperimentare nuove soluzioni, avere la capacità di saper abbandonare la strada tracciata per un sentiero nuovo e sconosciuto.
Abbandonare la propria base e sperimentare percorsi alternativi richiede quindi una competenza specifica: saper improvvisare. Siamo infatti immersi in un ambiente la cui complessità richiede strategie d’azione flessibili la cui definizione non può che avvenire in corso d’opera.
Per ampliare l’improvvisazione in un’organizzazione si deve agire sui tre livelli diversi.
Ora più che mai, ogni organizzazione ha bisogno di manager e dipendenti con capacità di improvvisazione. I leader non possono più permettersi di non investire sulle capacità di improvvisazione o, peggio ancora, di presumere che tale capacità sia una qualità innata piuttosto che un’abilità che si possa apprendere. Invece, devono promuovere in modo proattivo un ambiente sicuro che incoraggi tutti i membri del team a sviluppare questa abilità e offra le forti strutture sociali necessarie per far prosperare l’improvvisazione. Teatro e jazz docent.
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Improvisation Takes Practice, Harvard Business Review
Leonardi E., Azienda in jazz jazz jazz. Regole e improvvisazione, emozione e tecnica per lavorare meglio. Il sole 24 ore
Pellicoro F., Piccardo C., L’organizzazione in scena. Raffaello Cortina Editore