Stiamo vivendo a livello globale un periodo davvero straordinario dall’inizio di quest’anno, lunghi mesi in cui si sono mescolati in vortici imprevedibili complessità, emergenza e vissuti personali.
L’emergenza ha fatto emergere tutto quello che non funziona o non funziona più, ci troviamo a dover trovare nuove risposte con lo scopo di innovare. Dopo questi mesi di difficoltà siamo tutti consapevoli di quanto sia necessario attivare un processo di trasformazione, che ci porti a risolvere le problematiche che si sono manifestate recentemente, ma anche quelle che ci sono da tempo. I problemi non risolti non si sommano ma si moltiplicano, creando situazioni davvero difficili.
Diventa pertanto necessario capire come facilitare il cambiamento e l’apertura al nuovo negli esseri umani, sia nel loro privato sia nel mondo del lavoro, per indirizzare davvero la trasformazione.
Purtroppo quello che vedo dal mio osservatorio è innanzitutto l’ambivalenza. Si dice di voler cambiare ma le azioni non sono adeguate, a volte anzi le persone mettono in atto dei comportamenti inconsapevoli che vanno esattamente nella direzione opposta. E lo stesso fanno i sistemi organizzativi, quando sabotano gli obiettivi dichiarati con azioni che vanno esattamente nella parte opposta.
In questa fase non possiamo più permetterci di dare spazio al nostro autosabotatore personale e organizzativo. L’alternativa è allora cogliere l’occasione per diventare consapevoli della realtà in cui viviamo e indirizzarla davvero verso la trasformazione, per farla funzionare al meglio.
Per nostra fortuna ci sono numerosi ambiti di studio che si occupano di innovazione e cambiamento. La psicologia scientifica in particolare studia e sperimenta da lungo tempo come cambiare abitudini e orientarsi al nuovo. Abbiamo ora l’occasione di mettere a disposizione queste conoscenze, ormai quasi ovvie a livello scientifico, per tutte le persone e le organizzazioni che davvero vogliono andare in questa direzione.
“La più grande scoperta della mia generazione è che gli esseri umani possono cambiare le loro vite cambiando le abitudini mentali.” William James 1890.
Gli esseri umani hanno un orientamento naturale verso l’espansione e verso il nuovo: siamo dotati di organi di senso e di sensibilità, per sentire ed esplorare tutto quello che ci circonda. La nostra competenza sensoriale rimane attiva in noi per tutta la durata della nostra esistenza, per permetterci di continuare ad aggiornare il nostro sistema biofisico ogni volta che accade qualcosa di nuovo.
L’espansione è un processo naturale per gli esseri umani e che si attiva spontaneamente quando non ci sono pericoli o problemi che ci portano invece a mobilitare i meccanismi di difesa di chiusura verso l’esterno. Oggi però i nostri meccanismi di difesa sono iper attivati e rischiano di diventare dei circoli viziosi. Sta alla nostra lucidità dirigerli verso una modalità di funzionamento volta all’apertura, che ci porta a risolvere i problemi e non solo a identificarli.
L’espansione è un fenomeno spontaneo ma necessita comunque di impegno, di fatica e di azioni coerenti, indirizzate chiaramente verso la costruzione di un vero e proprio circolo virtuoso, che sia solido e rigenerativo. Esattamente lo stesso processo naturale che abbiamo sperimentato tutti da bambini, che ci porta a passare dal gattonare a camminare sulle nostre gambe o che fa sbocciare i fiori. Fa parte del nostro patrimonio genetico e se non avviene qualcosa di grande è andato storto.
Buona parte degli interventi con le persone e le organizzazioni che mi trovo a svolgere negli ultimi vent’anni verte attorno a questo processo di trasformazione a come disinnescare i circoli viziosi e attivare quelli virtuosi. Nella realtà concreta e quotidiana, fuori dai contesti protetti della ricerca scientifica ma nel bel mezzo della vita reale: cambiamenti organizzativi, cambi di ruolo, sviluppo manageriale, fusioni aziendali, trasferimenti.
Oggi questa trasformazione non riguarda più categorie limitate ma davvero tutti i sistemi, che si trovano a dover imparare a cambiare forma, a trasformarsi e rigenerarsi molto rapidamente. Chiunque sia un essere umano, lavori con esseri umani, si trovi a gestire esseri umani è coinvolto in prima persona.
Come si sa nella gestione del cambiamento un’intenzione positiva è importante ma non genera sempre risultati coerenti, il risultato è differente a seconda di cosa viene fatto ma soprattutto di come viene agito concretamente.
Lavorando quotidianamente con le aziende e le persone ho identificato delle aree strategiche su cui portare attenzione e sperimentazione. Nella mia esperienza sono gli ambiti di intervento che ci permettono un vero e proprio cambio di direzione e dei grandi risultati con piccole azioni.
E’ necessario interrompere il “si è sempre fatto così” e iniziare a sperimentare la realtà in cui siamo inseriti oggi.
Osservarla come fanno gli scienziati e chiedersi -per ogni situazione- se quello che facciamo funziona davvero, risultati alla mano.
Orientarsi sul funzionamento è costoso ma quello che ci troviamo a vivere oggi è davvero senza precedenti ed è necessario osservare quello che c’è, senza andare troppo avanti in previsioni fantastiche ma rimanendo concentrati sul presente.
Nessuno di noi sa se le nuove strategie funzioneranno, andranno prima messe alla prova, di certo non possono funzionare gli automatismi.
Buona parte del mio lavoro è condividere le conoscenze che sono a nostra disposizione sul funzionamento di uno degli attori fondamentali della trasformazione: gli esseri umani.
Approfondire il funzionamento reale degli esseri umani e dei sistemi di cui fanno parte ci permette di utilizzare davvero tutto quello che è a nostra disposizione, evitando di ripetere quello che ci è stato fatto… Pur sapendo che non funziona!
Fortunatamente le recenti scoperte legate alla biologia, al funzionamento neurofisiologico, alla neuroplasticità cerebrale, all’apprendimento degli adulti e all’importanza dello spazio fisico per gli individui si sono ampliati moltissimo negli ultimi anni.
Tutte scoperte che possono essere di grande supporto per chi ha l’obiettivo di gestire persone all’interno di un sistema.
Oggi la comunicazione è davvero un’area strategica, dobbiamo imparare a comunicare in modo chiaro quello che vogliamo. Nelle situazioni di emergenza quello che serve è chiarezza e autenticità.
Non serve fingere sicurezza se non è davvero sperimentata, anzi diventa più utile condividere una certa incertezza per attivare un clima di corresponsabilità verso gli obiettivi organizzativi.
Oggi più che mai abbiamo bisogno di partner e di persone adulte che vadano nella stessa direzione, meglio se con modalità e strumenti diversi per essere pronti a scenari diversi. Per fare questo è necessario un allenamento e una sperimentazione attiva e propositiva. Non esiste letteratura definitiva sul tema, creiamola noi.
Le persone fanno la differenza nei momenti di trasformazione e quelli che hanno maggiore curiosità possono attivare comportamenti resilienti e antifragili, sempre utili ma durante le fasi di emergenza diventano necessarie.
La curiosità però non è certo un movimento automatico nei momenti di difficoltà e va nutrita, visto il momento meglio se in modo molto potente.
Possiamo partire dall’etimologia della parola o dagli studi scientifici, il risultato non cambia: la base della curiosità è la cura.
La curiosità è il desiderio di accrescere il proprio sapere o la propria esperienza, deriva da cura parola latina dalla radice ku-/kavosservare. Prendersi cura non è coccolare o somministrare terapie, ma piuttosto osservare con attenzione e diventare responsabili con azioni concrete, meglio se piccole e continue.
Oggi sappiamo, anche grazie a esperimenti scientifici e a sperimentazioni politiche inconsapevoli, che questo è l’ingrediente che attiva la crescita del nostro sistema neuronale da bambini e che migliora (concretamente) il nostro quoziente intellettivo: l’attenzione, la cura, l’amore. Usiamolo nella nostra attività quotidiana e professionale, per noi e le persone che lavorano con noi.
Viviamo un periodo dove tutto cambia di continuo e dove ci viene richiesto di trovare soluzioni e innovazioni che fino a poco tempo fa sembravano inimmaginabili.
E’ un tempo straordinario ma -per nostra fortuna- la natura degli esseri umani va spontaneamente nella direzione dell’espansione e dell’esplorazione. Certo esiste la possibilità che le limitazioni oggettive e le esperienze emozionali negative ci portino verso i circoli viziosi. Ma possiamo usare numerose scoperte scientifiche per indirizzarci verso la direzione migliore per noi. Portare questo nel nostro quotidiano è possibile e ci sono sempre più esperienze e risultati concreti.
Certo disinnescare le nostre abitudini non è facile e ha un prezzo in termini di impegno e di fatica, ma porta dei risultati significativi. Ed è di questo che abbiamo bisogno oggi, come persone e come organizzazioni.
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, , , , , , , Early childhood deprivation is associated with alterations in adult brain structure despite subsequent environmental enrichment, PNAS
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