Neuroscienze e benessere organizzativo: quale legame?

Sappiamo che ogni azienda è fatta di persone. E al fine di promuovere il benessere e la crescita aziendale, è necessario comprendere i comportamenti, le scelte, i reali bisogni e i rapporti sociali delle persone che ne fanno parte.

In questo senso, lo studio del cervello può essere una preziosa chiave d’accesso verso il mondo interiore delle persone in azienda, con l’obiettivo di valorizzarne la crescita e il benessere psicologico.

Grazie alle più recenti scoperte in neuroscienze, infatti, è possibile far luce su molteplici elementi che impattano il benessere organizzativo. Ad esempio, è ormai noto che l’ambiente fisico in cui lavoriamo ha un profondo effetto sulla produttività, che le relazioni che instauriamo con colleghi e colleghe sono in grado di plasmare il nostro modo di essere, e che ogni volta che prendiamo una decisione – anche quando pensiamo di essere del tutto razionali – le nostre emozioni giocano un ruolo chiave nel processo di scelta. 

La conoscenza di tali meccanismi può rivelarsi uno strumento prezioso per HR e people manager che vogliono favorire il benessere delle proprie persone e promuovere la crescita dell’intera azienda.

In che modo è possibile farlo? Scopriamolo insieme attraverso qualche suggerimento pratico.

  • Cervello motivato: il contributo della dopamina

Spesso, all’interno dei contesti organizzativi, ci si chiede come mantenere alta la motivazione e promuovere l’engagement delle persone. 

A livello cerebrale, la motivazione attiva il circuito della ricompensa e provoca il rilascio di una sostanza chiamata dopamina. Questa ci permette di svolgere le nostre attività con impegno e determinazione, sopportando meglio la fatica e aumentando la concentrazione

Al fine di attivare questo meccanismo, è molto utile porsi obiettivi sfidanti e prevedere gratificazioni immediate: il nostro cervello, infatti, tende a sovrastimare le ricompense più vicine nel tempo. Sul lavoro, quindi, è preferibile fornire alle proprie persone feedback positivi immediatamente dopo lo svolgimento di un compito, o prevedere riconoscimenti pubblici a fronte di un’attività portata a termine con successo.

  • Lavoro, che stress! Il ruolo dell’amigdala nella gestione emotiva

All’interno di ogni contesto organizzativo, capita di dover far fronte a situazioni di stress o malessere, che spesso si accompagnano a sensazioni di ansia e preoccupazione. Lo studio del cervello, anche in questo caso, può aiutarci a gestire al meglio questi vissuti. 

Quando proviamo ansia o paura, nel nostro cervello si attiva l’amigdala: una struttura primordiale che ha il compito di proteggerci, individuando ogni possibile minaccia nell’ambiente che ci circonda. Sul lavoro ciò capita, per esempio, quando ci sentiamo preoccupati per una riunione, temiamo di non riuscire a rispettare una scadenza o sappiamo di dover affrontare un incontro particolarmente delicato. In tutti questi casi, l’amigdala può risultare sovra-attivata, dando luogo a meccanismi automatici di protezione dal pericolo e rendendoci incapaci di gestire al meglio le situazioni che ci troviamo ad affrontare.

Tuttavia, il nostro cervello (e, nello specifico, la corteccia prefrontale) ha tutti gli strumenti per placare l’attività dell’amigdala e favorire una buona gestione emotiva, anche quando siamo sotto stress. È possibile farlo, ad esempio, imparando ad accogliere e dare un nome alle proprie emozioni – anche a quelle spiacevoli – cercando di comprenderne l’origine e il significato. Questo meccanismo attiva la corteccia prefrontale e calma l’amigdala, contribuendo a regolare la risposta automatica allo stress. 

Parallelamente a ciò, può essere molto utile fare zoom out: osservare, cioè, la situazione stressante da un’altra prospettiva, cercando di ridimensionarla. Ciò contribuisce a ridurre la sensazione di minaccia e a promuovere una miglior gestione delle emozioni. Sia proprie che del proprio team.

  • Cosa posso fare, come manager o HR, nella mia azienda?

Per chi ricopre un ruolo chiave all’interno dell’azienda, è importante fornire alle proprie persone strumenti utili per dare un nome alle proprie emozioni e riuscire a prendere le distanze dalle situazioni che generano loro stress. È possibile farlo attraverso incontri di formazione e sensibilizzazione, verticali su neuroscienze e benessere psicologico.

È chiaro, quindi, che la salute del cervello sia legata al benessere organizzativo in modo profondo e reciproco, con un impatto che è destinato a svelare promettenti sviluppi futuriPerché non esiste benessere organizzativo senza benessere psicologico. E il benessere psicologico è necessariamente legato alla salute del nostro cervello.

 

Questo articolo è scritto in occasione della Brain Awareness Week, una campagna annuale di sensibilizzazione e divulgazione volta a diffondere i progressi e i benefici della ricerca scientifica sul cervello. 
Nel corso della Brain Awareness Week, che quest’anno si celebra dall’11 al 17 marzo, vengono organizzati eventi, workshop attività educative e divulgative in tutto il mondo al fine di promuovere la consapevolezza sulle più recenti scoperte in neuroscienze e sul loro impatto per la salute fisica e psicologica. Sia dentro che fuori dai contesti organizzativi.

 

 

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