Dall’io al noi: costruire relazioni di qualità

di Il Team di Mindwork

Siamo animali sociali e relazionali.
È così che il filosofo Aristotele ha definito l’essere umano: persone, cioè, capaci di unirsi in gruppo e costruire comunità e società.
Siamo dunque esseri relazionali, costruiamo la nostra identità e la percezione del mondo anche grazie alle relazioni che sperimentiamo. Prima nell’infanzia con i nostri adulti di riferimento e poi attraverso l’interazione con l’ambiente circostante e con le persone che ne fanno parte.

A confermarlo è la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), secondo cui il nostro benessere e la qualità della nostra vita, dipendono, inevitabilmente, anche dai legami che instauriamo e coltiviamo.

Il supporto sociale alla base di benessere e felicità.

La ricerca in ambito psicologico ha da tempo dimostrato che la percezione di supporto sociale rappresenta uno dei principali fattori di promozione della salute, oltre che un potente antidoto allo stress. A ricordarlo è un recente aggiornamento del noto Grant Study di Harvard, un lungo studio longitudinale secondo cui le buone relazioni costituiscono la base di felicità, benessere e salute. Un elemento, dunque, da valorizzare ogni giorno e all’interno di ogni contesto.

Sia in ambito personale che in quello professionale, infatti, il contatto con l’altro permette di alleggerire il carico che si sente su di sé, allentare le tensioni e dare valore alla propria quotidianità, arricchendola e qualificandola.

Ma come costruire relazioni di qualità?
Ascolto attivo e comunicazione empatica rivestono in questo un ruolo essenziale e costituiscono due elementi chiave da promuovere giorno dopo giorno.

Ascolto attivo e comunicazione empatica: due valori chiave.

Non comunicare è impossibile. Secondo lo psicologo austriaco Paul Watzlawick, la comunicazione è parte integrante della vita di tutti i giorni e ci permette di relazionarci con le altre persone, di esprimere emozioni, vissuti, bisogni e stati d’animo.
Le parole, così come il silenzio o la messa in atto di un comportamento, sono messaggi che influenzano chi ci circonda. Per questo è importante valorizzare le nostre risorse personali e favorire una gestione efficace e consapevole della comunicazione.

Le relazioni di qualità, però, non sono fatte solo di parole e messaggi ma anche, e forse soprattutto, dell’ascolto. In particolare, di un ascolto attivo, accogliente e non giudicante.
Non è un caso, dunque, che l’ascolto attivo sia alla base della comunicazione empatica: un tipo di comunicazione, cioè, basato sulla possibilità di andare oltre il proprio sé e instaurare una connessione autentica con l’altra persona.

Tre best practice per promuovere la comunicazione empatica. Dentro e fuori l’azienda.


1. M
etti in dubbio il tuo paio di occhiali

Nell’osservare ogni giorno il mondo che ci circonda tendiamo a effettuare valutazioni e giudizi basati su esperienze e idee personali. Il nostro modo di interpretare la realtà, però, non è l’unico possibile.
La comunicazione empatica parte proprio da questa consapevolezza. Vivere in maniera empatica significa, infatti, osservare senza valutare, mettendo in discussione i propri assunti. È importante, quindi, imparare a mettere da parte i propri filtri, adottando una prospettiva neutrale. È questo il punto da cui partire per abbracciare la prospettiva delle altre persone, accogliendone emozioni e punti di vista.

2. Ascolta – non per rispondere

Ascoltare vuol dire esserci. L’ascolto è parte integrante di ogni relazione, ma spesso si tende ad ascoltare in modo passivo e discontinuo.
Per promuovere relazioni di qualità e favorire una comunicazione empatica è molto importante che l’ascolto sia attivo, interessato, accogliente e legato al momento presente. Un tipo di ascolto, dunque, orientato non solo alla risposta, quanto piuttosto alla presenza.
Esercitati, perciò, a dare peso e valore a ciò che viene raccontato piuttosto che affrettarti a rispondere.

3. Domanda – trasforma il giudizio in curiosità

Nella nostra società, l’atto di domandare è spesso sottovalutato e messo in secondo piano. Si evitano domande per timidezza, per imbarazzo, per abitudine o anche per paura.
Le domande però permettono di conoscere, scoprire, entrare in contatto e, soprattutto, mettere in discussione il proprio punto di vista, aprendosi a quello delle altre persone. Proprio per questo, nel pieno rispetto di privacy e riservatezza, può essere utile esercitarsi a porre domande aperte e interessate che lascino ampio spazio alle risposte e alle riflessioni, evitando invece interrogativi che assumano già al loro interno la risposta.

Per concludere

Secondo Ernest Hemingway: “Nessun uomo è un’Isola, completo in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del Continente, una parte della Terra”.
L’essere umano, infatti, è fatto di tempo, spazio e relazioni. Lo stare insieme alle altre persone ci definisce e impatta in maniera profonda il nostro benessere psicologico. In tal senso, l’ascolto attivo e la comunicazione empatica diventando due elementi chiave per promuovere relazioni di qualità e promuovere il benessere all’interno delle organizzazioni.

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