Secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, lo Smart Working, nel 2019, ha riguardato circa 500 mila persone. Nel 2020, a causa dell’emergenza sanitaria, sono state allestite circa 8 milioni di posizioni di home working in altrettante case italiane. Complice lo snellimento delle procedure e la necessità di osservare il distanziamento sociale, è stato riscoperto questo modo di lavorare che, rispetto alla media europea, in Italia, si è imposto con molta fatica.
Secondo Nomisma anche al termine dell’emergenza il 56% dei lavoratori chiederà di usufruire di questa modalità di lavoro.
È indubbio che lo Smart Working porti a dei vantaggi enormi in termini di:
Non è tutto rose e fiori, nello smart working c’è anche qualche aspetto negativo, ne citerò 3 che secondo me sono lampanti dopo averli riscontrati in tanti colloqui di consulenza psicologica condotti durante il lockdown.
Il luogo di lavoro, dove si passano molte ore al giorno, è il teatro di fondamentali relazioni sociali. Il lavoro agile taglia questi legami, confinando il lavoratore in uno stato di isolamento sociale che ha ripercussioni negative sia sul piano psicologico e individuale sia sul piano dell’efficienza professionale. Gestendo la propria carriera dalla propria postazione home office si rischia di avvertire un senso di isolamento che può causare ansia e depressione e di far scomparire il confine tra orario di lavoro e tempo da dedicare ad altro. Conciliare nello stesso spazio, lavoro e famiglia può risultare molto difficile, soprattutto per le donne, su cui grava spesso, ahimè, il peso della gestione della casa e delle cure ai figli.
Occorre quindi ripensare al lavoro da un punto di vista dialogico, abbracciando ciò che le comunicazioni mediate ci possono offrire. Utilizzare una prospettiva che possa mettere insieme il mondo fisico e digitale.
Pertanto la soluzione che goda dei benifici dello smart working ma che limiti gli aspetti negativi può essere il mix di lavoro da remoto insieme alla presenza fisica in base alle necessità delle aziende e del lavoratore. Di sicuro questa soluzione comporta la necessità che si faccia maggiore attenzione ai risultati piuttosto che al tempo ed alla presenza in ufficio.
Secondo lo studio BVA Doxa, condotto per Mindwork a settembre, i lavoratori che hanno adottato la modalità mista durante il lockdown è stata solamente il 16%. Mentre chi alternerà la modalità in presenza e quella da remoto in futuro sarà il 29%.
In ogni caso manager e HR, che decidano per l’esclusività del lavoro in presenza, da casa o il mix, non devono mai perdere di vista il benessere delle proprie persone, a maggior ragione in questa fase storica di riorganizzazione del lavoro. Secondo Manfred Kets de Vries, uno dei massimi studiosi dell’organizzazione dal punto di vista psicoanalitico, i processi organizzativi sono profondamente condizionati dalle dinamiche emotive e relazionali degli individui, le cui emozioni, fantasie, desideri, conflitti, ansie e difese, interagendo con tali processi, possono minare la “salute” dell’organizzazione.
Il supporto psicologico in azienda può aumentare il benessere dei lavoratori. Ancora secondo la ricerca BVA Doxa, solo l’8% degli intervistati lavora in aziende che hanno già implementato percorsi strutturati di consulenza psicologica per i propri dipendenti. Il 62% ritiene necessario e fondamentale avere il servizio offerto dall’azienda.
Concludo citando anche Enzo Spaltro, (massimo studioso in Italia dell’organizzazione): “Il profitto, il rendimento, l’ efficienza sono tutti sottoprodotti del benessere. Solo chi spera in un proprio maggior e miglior benessere produce dei risultati organizzativi pregevoli. Il benessere è alla base dell’efficienza dell’ organizzazione”. Teniamolo bene a mente, oggi più che mai!
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Avallone, F., Paplomatas, A. Salute organizzativa: Psicologia del benessere nei contesti lavorativi. Raffaello Cortina
Manfred Kets de Vries, Miller D., L’organizzazione nevrotica. Raffaello Cortina.
Manfred Kets de Vries, Miller D., L’organizzazione irrazionale. Raffaello Cortina.
Spaltro E., De Vito Piscicelli P., Psicologia per le organizzazioni. Carocci
Osservatori Digital Innovation
Politecnico di Milano – School of Management